martedì, dicembre 29, 2015

In America si mangia male?

Oggi propongo degli stralci di questo articolo segnalatomi tempo fa da Zucchero: In America si mangia bene, ma agli italiani piacciono le schifezze. Molte delle osservazioni coincidono con mie osservazioni personali frutto di molti anni di brevi viaggi verso diversi stati della costa orientale degli USA.

"«In America si mangia male». No. In America si può mangiare male più facilmente che in altre parti del mondo, ma, soprattutto ultimamente, è anche facile mangiare benissimo. Cosa che «Tutti dovrebbero avere la coscienza di fare» ... Se provate a chiedere a dieci turisti italiani che hanno visitato New York per una decina di giorni, alloggiando a Midtown Manhattan, possibilmente nei pressi dell'Empire State Building, dove hanno mangiato, vi risponderanno nell'ordine: dai carrettini degli hot dog, da McDonald's, da Sbarro o Domino's, da Starbucks, da Pret-A-Manger. I più scellerati si saranno spostati fino al Village per assaggiare qualche specialità pseudo-italiana come le fettuccine Alfredo o i famigerati spaghetti and meatballs, di cui finiranno per lamentarsi sonoramente a ogni resoconto della vacanza. ...
Detto questo, limitarsi alle catene nell'esperienza culinaria newyorchese non è soltanto miope, ma è anche molto stupido. New York è, per sua costituzione, crocevia e punto di contatto per centinaia di culture diverse. Non è difficile immaginare come sia diventata uno degli apici della cucina mondiale. Una specie di Expo permanente per tutti i tipi di gusti e di tradizioni, ai massimi livelli — che non significa escludere i livelli infimi, ma semplicemente rende meno necessario occuparsene. Lo chef, documentarista e produttore televisivo Anthony Bourdain, nato a Brooklyn, una volta ha detto: «New York è un campionario perfetto di tutto quello che può essere interessante assaggiare nel mondo. Lecito o illecito, salutare o malsano, grasso, magro, verde o grondante sangue. Basta avere la pazienza di mettersi a cercare». È vero. E camminando su e giù per la sola Manhattan dovrebbe apparire abbastanza chiaro il livello di varietà con cui si ha a che fare."

martedì, dicembre 22, 2015

Valutazioni del sistema sanitario italiano: una tabella riassuntiva

Viste le interessanti obiezioni poste da Andrea al mio precedente articoletto, Sistema sanitario italiano tra i primi al mondo, ho pensato di fare un po’ di ordine tra le sue affermazioni e le mie affermazioni includendo la fonte; commenti utili per stabilire la credibilità; i parametri usati (per quanto possibile) e qualche mio commento.
Poi, ognuno tragga le proprie conclusioni.

Affermazione
Fonte
Credibilità supposta
Parametri
Miei commenti
Sistema sanitario italiano 3° al mondo nel 2014
Multinazionale nel settore dei mass media con sede a New York e filiali in tutto il mondo. Nel corso degli anni Bloomberg è cresciuta creando un servizio mondiale di news, che comprende TV, agenzia stampa, radio, internet e pubblicazioni editoriali.
Efficienza (Each country was ranked on three criteria: life expectancy (weighted 60%), relative per capita cost of health care (30%); and absolute per capita cost of health care (10%).)

Sistema sanitario italiano 2° al mondo nel 2000
Agenzia speciale dell'ONU per la salute. Obiettivo: raggiungimento da parte di tutte le popolazioni del livello più alto possibile di salute.
Health (Level and Distribution), Responsiveness, Fairness in financial contribution, Overall goal attainment, Health expenditure
per capita
Dettagli da pagina 143 in poi del Full report. Per numero e accuratezza dei parametri questo studio mi pare il più completo. L'unico problema è che risale a 15 anni fa.
Mortalità infantile: USA 6,2; Cuba 4,7; Germania 3,5; Italia 3,3 - 2013
Sono abbastanza autoreferenziali. Non si trovano molte informazioni su di loro.
Mortalità infantile (probabilmente è il rapporto tra il numero dei bambini morti entro il primo anno di vita e il numero dei bambini nati vivi nello stesso anno, moltiplicato per mille)
I numeri, approssimati al primo decimale, sembrano confermare quello che dicevo: Cuba si trova davanti agli USA e l’Italia è tra i paesi europei con mortalità infantile più bassa.
Sanità italiana al 22° posto in Europa - 2014
Swedish company comparing healthcare throughout Europe, it produces the Euro health consumer index and other indexes comparing healthcare. Created in 2004 by its founder and owner Johan Hjertqvist.
Patient rights and
Information; Waiting times; Outcomes; Range and reach of services provided; Prevention; Pharmaceuticals
Dettagli da pagina 60 in poi del report. Scorrendolo velocemente mi pare che, a parte il parametro Outcomes, che sembra basato prevalentemente su dati oggettivi, gli altri parametri siano il risultato di questionari e quindi abbiano una forte componente soggettiva. Quindi mi verrebbe da osservare che quella classifica misuri più la percezione del proprio sistema sanitario da parte dei cittadini.

mercoledì, dicembre 16, 2015

Sistema sanitario italiano tra i primi al mondo

Sicuramente ci saranno anche molti problemi ma (e soprattutto grazie al sistema pubblico) è pur vero che...

1. Nella lista dei sistemi sanitari più efficienti del mondo del 2014 l'Italia risulta terza.


2. Nel 2000 il sistema sanitario italiano è stato classificato come il secondo migliore al mondo dopo la Francia dall'Organizzazione mondiale della sanità,

Fonte: OMS World Health Report - I dettagli sono a pagina 200 del Full report (pdf, 1.73Mb) ma di seguito ne ho riportato un estratto.
Nota: L'ultima classifica dei sistemi sanitari del mondo è stato prodotta dell'OMS nel 2000. La classifica non viene più prodotta a causa della complessità del lavoro richiesto.

    Rank   Country 
     
    1         France
    2         Italy
    3         San Marino
    4         Andorra
    5         Malta
    6         Singapore
    7         Spain
    8         Oman
    9         Austria
    10        Japan
    11        Norway
    12        Portugal
    13        Monaco
    14        Greece
    15        Iceland
    16        Luxembourg
    17        Netherlands
    18        United  Kingdom
    19        Ireland
    20        Switzerland
    21        Belgium
    22        Colombia
    23        Sweden
    24        Cyprus
    25        Germany
    

3. Dato ribadito anche dalla pagina inglese di Wikipedia sul sistema sanitario italiano

La spesa sanitaria in Italia ha rappresentato il 9,2% del PIL nel 2012 (circa 3.200 $ pro capite e circa il 77% di essa è stata coperta con denaro pubblico). Il dato è leggermente inferiore alla media (9,3%) nei paesi OCSE.
Nel 2000 il sistema sanitario italiano è stato classificato come il secondo migliore al mondo dopo la Francia dall'Organizzazione mondiale della sanità, e secondo il CIA World Factbook, l'Italia è all'undicesimo posto nella classifica relativa all'aspettativa di vita. Grazie al suo buon sistema sanitario, l'aspettativa di vita in Italia era di 82,3 anni nel 2012: più di due anni al di sopra della media OCSE.


Ecco, se dovesse capitarci di parlarne, soprattutto con amici/colleghi e conoscenti stranieri, ricordiamoci anche di questi dati.

Ne hanno parlato oggi a Tutta la città ne parla.

venerdì, dicembre 11, 2015

Sistema bancario tedesco, obbligazioni subordinate e Banca Etica



Tonia Mastrobuoni a Tutta La Citta' Ne Parla​: La Germania è tra i paesi europei più ipocriti e corrotti in fatto di finanza bancaria: Commerzbank parzialmente nazionalizzata e Deutsche Bank coinvolta in alcuni dei peggiori scandali finanziari; ultimo dei quali: pare sia riuscita ad aggirare anche le sanzioni contro Putin.




E, per quanto riguarda il recente discorso delle obbligazioni subordinate, mi è venuto da pensare che ho fatto proprio bene a scegliere Banca Etica. Oltre a essere più al sicuro da tali raggiri finanziari, credo anche di minimizzare il contributo che le mie piccole finanze danno alle enormi finanze di affari eticamente discutibili e di massimizzare invece il contributo speso in progetti con scopi vicini ai miei principi etici.


lunedì, dicembre 07, 2015

New York 7: Blue Note, partenza, Stockbridge e Pittsfeld (Massachusetts)

Giovedì 11 giugno 2015

Oggi è una giornata senza programmi precisi e ci svegliamo più tardi. Viste le temperature sempre più calde e considerando che avremmo camminato di meno, decido di indossare i sandali per la prima volta nella stagione. Ma dopo qualche centinaio di metri sono già sofferente.
Giunti all'Hard Rock cafe sulla settima Avenue, che A. voleva visitare per degli acquisti, io ne approfitto e, separandomi dal gruppo, vado a cercare una farmacia dove poter acquistare i cerotti per il piede. Ne trovo una gigantesca e, dopo aver girovagato per i vari piani riesco infine a trovare gli agognati cerotti. E quindi uscendo assisto a una scena di violenza un po' inquietante tra un gruppo di "artisti di strada" neri e un tipo che si guadagna da vivere vestendosi da Elvis e facendosi fotografare dai turisti. Dopo un bisticcio su una probabile questione di occupazione di spazi, vedo uno dei giovani del gruppo che insegue Elvis mentre questi si allontana e impreca timidamente e sordianamente sperando che il giovane inseguitore desista. Ma il giovane persiste e, nonostante il passaggio di due poliziotti e dopo essersi assicurato che questi siano sufficientemente lontani, raggiunge Elvis e lo colpisce facendolo urtare contro una panchina metallica e fracassare al suolo.
Proseguiamo con alcuni acquisti di vestiario.
Assistito da un commesso italiano mi compro pantaloni e polo (dovrò pur presentarmi vestito decentemente al Blue Note). E dopo un altro po' di girovagare ci dirigiamo verso il Blue Note.
Il concerto è del soprano Kathleen Battle che io non conoscevo. Pare che abbia avuto una celebre carriera di cantante d'opera ma, a mio modesto parere, la prestazione di stasera è piuttosto deludente. Non so se fosse una questione di età, se fosse il fatto che il jazz non è cosa sua o se fosse semplicemente una questione di gusti.







Venerdì 12 giugno 2015

Oggi dovremo incamminarci per il viaggio che ci porterà verso gli stati del Nord Est. Partiamo separatamente per andare all'aeroporto JFK a prendere la macchina noleggiata: io, G e A in taxi e D e Zucchero in metro. G ha più esperienza in fatto di cambi automatici e quindi parte lui con la staffetta di guida mentre io mi occupo del navigatore. Dopo un po' di chilometri prendiamo una direzione sbagliata e siamo quindi costretti a uscire nel Bronx. Mentre proviamo a ricalcolare la strada A si accorge che invece di inserire Stockbridge nel Massachusetts (la nostra meta) avevo sì inserito Stockbridge, ma senza cambiare stato. E cioè Stockbridge dello stato di New York. Quindi, grazie alla quattordicenne del gruppo, ci risparmiamo la deviazione di circa 400 km con annesse imprecazioni. E poi lamentiamoci dei giovani! In ogni caso, se non avessimo preso quella direzione sbagliata forse non ci saremmo accorti dell'altro errore. Non tutti i mali vengono per nuocere, no?!

Giunti Stockbridge nel Massachusetts pranziamo nel primo ristorante che troviamo. Dovrebbe proporre specialità locali ma, a parte la solita aria condizionata ibernante, non ci lascia impressioni degne di nota.


E, complessivamente, Stockbridge non ci entusiasma: è un piccolo centro con case di legno del periodo o di stile coloniale, molte delle quali hanno l'ingresso sormontato da un porticato sorretto da due o più colonne.

In serata arriviamo a Pittsfeld, il luogo della nostra tappa notturna. Lì, persi un po' nell'indecisione dei vari componenti del gruppo, girovaghiamo un po' per decidere dove mangiare. Vista l'indecisione, D decide di risolvere il suo bisogno primario prendendosi un gelato in un chioschetto. La ragazza che la serve ci chiede se siamo italiani e poi ci dice di avere il padre calabrese e che spesso vanno a trovare la nonna in Calabria ma, ciononostante, lei non parla una parola d'italiano. I suoi capelli biondi e i suoi occhi azzurri mi fanno pensare o a un'ascendenza calabro-normanna o, più probabilmente, a un'ascendenza nordeuropea da parte materna.
Il momento di indecisione non è ancora risolto. E, trovandoci a passare davanti a un locale che sembra di buona qualità, G e io cerchiamo di risolverlo entrando nel locale. Ma nessuno ci segue. Quando stanno arrivando i nostri due antipasti di polpo, il cui arrivo è ritardato da alcuni malintesi per risolvere i quali dobbiamo discutere con diversi livelli della gerarchia camerieresca, sopraggiunge anche A, probabilmente spinta dai morsi della fame, che vuole ordinare lo stesso piatto anche lei ma con qualche piccola variazione. A questo punto pare che sia inevitabile una nuova discussione con nuovi malintesi e - non riesco bene a capire perché - un nuovo coinvolgimento della gerarchia per spiegare le piccole variazioni. E così da cameriere semplice a cameriere capo, fino al responsabile di sala riusciamo a ottenere le nostre piccole variazioni. Ora io mi rendo conto di non parlare propriamente l'inglese di Boston ma in nessun altro ristorante abbiamo avuto problemi simili. Comunque, nonostante l'inconsueta scortesia di uno dei membri della gerarchia, alla fine il polpo è cucinato con molto gusto e ce lo godiamo accompagnandolo con un buon bicchiere di vino bianco. E, ovviamente, non lasciamo la mancia.

venerdì, novembre 27, 2015

Contano più la risposte o le domande?

Due giorni fa abbiamo partecipato alla riunione di un locale circolo culturale. Il tema di discussione era: L’Islam e noi, dopo le stragi di Parigi. La discussione è stata molto interessante. Allo stesso tempo mi ha confermato la sensazione che, di fronte a questi fatti, siamo tutti (me incluso ovviamente) molto confusi e non sappiamo bene che pesci prendere e a quali esperti e a quali interpretazioni affidarci.

Dopo esser tornato a casa mi è tornata in mente una frase che Michela Murgia aveva pronunciato in quella stessa sala qualche settimana prima. Lei si riferiva alla teologia ma penso che il consiglio lo si possa estendere a molti ambiti delle riflessioni umane: invece di cercare le risposte spesso è meglio impegnarsi nel riflettere sulle domande per raffinarle e mirare a trovare quelle giuste.

Aggiungo una mia domanda che ho scritto giorni fa su un'altra discussione:

Credo che questa del "not in my name" sia un'iniziativa necessaria e spero che aderisca il maggior numero possibile di persone. Allo stesso tempo mi vengono in mente persone che conosco e che provengono dalla cultura islamica e non posso fare a meno di pensare che a loro potrebbe sembrare abbastanza strano sentirsi dire: ti devi dissociare! Forse a loro potrebbe suonare come se qualcuno a me, non credente ma proveniente da una cultura cristiana, avesse chiesto di dissociarmi dalla strage norvegese del 2011 in quanto il responsabile era un esponente di un gruppo cristiano fondamentalista? Sono cosciente che si tratta di cose un po' diverse però non posso fare a meno di pensare a questo parallelo.

Ne avevo parlato anche con mio zio che in seguito mi ha mandato questo articolo: I musulmani devono prendere posizione contro gli attentati?

Stamane, infine, Zucchero mi ha mostrato quest'altro articolo che mostra anche quali siano i numeri: I musulmani sono 1 milione e mezzo - In mille «sotto osservazione». Ne riporto qualche stralcio.

Marocchini, egiziani, tunisini, bengalesi: per il 98% sunniti. Il nodo degli imam fai-da-te e le difficoltà dei moderati. Ma i combattenti tornati dalla Siria sono solo una decina Buccini

"...La sua è una delle cinquecento, forse mille vite in sospeso, oggi, in bilico tra Italia e origini arcaiche mai conosciute, in precario equilibrio tra una fede incontrata come una folgore e una radicalizzazione che può sconfinare nel jihadismo. «Può, ma non è detto che accada», mi spiega una fonte investigativa qualificata: «Sono soggetti di interesse operativo, ma naturalmente non è scontato affatto che compiano l’ultimo passo». «Può, ma non è detto che accada», fa eco un analista affidabile, Andrea Margelletti, presidente del Centro Studi Internazionali: «Però stimare in diverse centinaia questi ragazzi è corretto. Il contagio avviene per amicizie, per Internet, sono vicende spesso individuali, noi non abbiamo ancora la radicalizzazione dei quartieri come Francia e Belgio».
I musulmani in Italia sono più di un milione e mezzo. Sunniti per il 98%. Marocchini, soprattutto, e egiziani, tunisini, bengalesi. Spesso piccolissimi artigiani, quasi sempre lontani dall’operaio-massa sfornato dalle banlieue parigine. Tra loro, e forse soprattutto tra i loro giovanissimi figli, s’è fatto largo il radicalismo salafita. Appena nove o dieci sono i returnees nostrani, i combattenti di rientro dalla Siria, il pericolo più vistoso. Accanto, questa nebulosa di ragazzi e ragazze (molte le donne perché l’Isis su loro punta con cinismo). Appiattire quel milione e mezzo di anime su una legione di mille possibili dannati è ingiusto se non infame. Il rischio di blitz spettacolari ma inutili, come al centro romano Baobab , va scongiurato. E tuttavia l’Islam italiano è a un bivio, e lo percepisce."
...
Che molto sia cambiato nell’ultimo addio alla nostra ragazza uccisa a Parigi si coglie anche dalle parole del governatore veneto Luca Zaia, leghista: «Ho sentito dagli imam giudizi forti, li ho apprezzati». Stefano Allievi, sociologo dell’islamismo, parla di «Islam dialettale in Italia» con un’immagine che apre lo scenario di un rassicurante miscuglio tra la prima generazione di migranti e gli abitanti dei quartieri popolari metropolitani. Nulla di rapportabile con la Francia e i suoi alveari monocromatici, «nemmeno a viale Padova a Milano o a San Salvario a Torino». E alla prima generazione, in fondo, basta da sempre la cittadinanza come «compenso» alla fatica dell’integrazione. «Paradossalmente, al tempo della prima rivolta delle banlieue , tutti avevano già la cittadinanza francese, ma nient’altro che quella». Il problema, par di capire, sarà per noi approntare qualcosa d’altro per i nuovi italiani venuti da lontano: lavoro, trasporti, servizi sociali, sanità. Il ponte, come dice Renzi, passa lì, ma non solo. Allievi sostiene: «Una parte di islamici ha intrapreso un percorso in qualche modo simile al Pci con i terroristi Br: da provocatori a compagni che sbagliano e infine a maledetti assassini. Molti sono arrivati alla terza tappa».
...
Sono stati tredici i piani d’attacco (falliti) contro l’Italia dal 2001: otto dei quali su Milano, dove ha fatto scuola il tentativo del libico Mohammed Game di farsi esplodere sul passo carraio della caserma Santa Barbara. S’era indottrinato da solo, un caso ormai tipico di terrorista homegrown , cresciuto in casa. La chiamano auto-radicalizzazione. «Siamo sempre in ritardo, loro cambiano in fretta», mi dice un investigatore: l’articolo 270 bis del codice ha una falla, non punisce davvero la semplice adesione al terrore. Applaudire alle espulsioni è un placebo quando non si riesce ad arrestare."

mercoledì, novembre 18, 2015

Materiale di riflessione per antivaccinisti

Riporto un estratto di un'interessante puntata di Radio 3 Scienza. L'ospite è Alberto Mantovani, uno dei maggiori esperti italiani in fatto di difesa immunologica e, conseguentemente, anche di vaccini.

Ecco come Mantovani risponde a una richiesta degli ascoltatori relativa alle vaccinazioni dei neonati e al senso dell'uso di chemioterapie per curare il cancro (visto che abbassano le difese immunitarie).

"Non vi è dubbio che le strategie basate sulla chemioterapia sopprimano il sistema immunitario. Non dobbiamo dimenticare però che queste strategie hanno portato alla guarigione del 90% dei bambini affetti da leucemia. Quindi dobbiamo usarle quando servono. Inoltre, nei confronti di questi pazienti noi dobbiamo avere un atteggiamento di protezione proprio perché il loro sistema immunitario è molto fragile. Ad esempio i bambini con cancro solo in Italia sono 1500. Ebbene questi bambini sono a rischio di infezioni come l'infezione del morbillo. Ecco, un mio amico che fa l'oncologo pediatra qualche giorno fa mi raccontava di come ha visto morire un bambino di 18 mesi, malato di leucemia, ma che sarebbe guarito, a causa del morbillo. Ecco, quando noi ci vacciniamo e vacciniamo i nostri figli, oltre a proteggere i nostri figli proteggiamo anche questi 1500 bambini e tutti gli altri malati di cancro il cui sistema immunitario è indebolito."

Rossella Panarese aggiunge: "Ecco, è importante ricordare che vaccinarsi non è solo un'arma potente per proteggere il nostro bambino ma è anche un gesto di partecipazione e solidarietà alla comunità perché non tutti i bambini si possono vaccinare."

martedì, novembre 17, 2015

Lingue e cortesia

Ho preso questa immagine da Lingue, funzione fatica e cortesia. Rappresenta il livello di cortesia e di informazioni ricevute implicitamente o esplicitamente a seconda delle varie lingue.

In Twitter a cuor leggero ho detto a Licia Corbolante che i dati del grafico coincidono abbastanza con l’esperienza che mi sono fatta con alcune di quelle culture. Ero curioso anche di sapere se il cinese fosse vicino al giapponese e dove si collocasse lo spagnolo peninsulare. Licia Corbolante mi ha risposto che il cinese tende ad essere posizionato tra arabo e giapponese e lo spagnolo “europeo” tra italiano e spagnolo dell’America latina.

Trovo che lo schema sia molto interessante. Sia per la classificazione del livello di cortesia, ma forse, ancor di più, per classificazione del fatto che in alcune culture, come anche in italiano, ma molto meno in tedesco, si fa uso di informazioni implicite che, chi comunica dà per scontato che sarà l’interlocutore a comprenderle.

lunedì, novembre 16, 2015

Il paradosso del mentitore: è davvero un paradosso?

Il paradosso del mentitore nella sua forma classica è davvero un paradosso? O meglio, un'antinomia?

Prima di tutto partiamo da qualche definizione.

Che cosa afferma il paradosso del mentitore nella sua forma classica?
il paradosso del mentitore nella formulazione classica di Epimenide di Creta afferma che «tutti i Cretesi sono bugiardi».

Che cos'è un paradosso?
Il termine può assumere diversi significati a seconda dei contesti. "Secondo la definizione che ne dà Mark Sainsbury, sarebbe «una conclusione evidentemente inaccettabile, che deriva da premesse evidentemente accettabili per mezzo di un ragionamento evidentemente accettabile»."

Ma, nel caso del paradosso del mentitore dovremmo trovarci più precisamente di fronte a un'antinomia.
Che cos'è un'antinomia?
"L'antinomia è un particolare tipo di paradosso che indica la compresenza di due affermazioni contraddittorie, ma che possono essere entrambe dimostrate o giustificate."

Ora vediamo perché il paradosso del mentitore nella formulazione classica non genera necessariamente la compresenza di due affermazioni contraddittorie.
Per mostrare che una proposizione è un'antinomia si parte solitamente dall'assunzione che la proposizione sia vera (o falsa) e si vede che cosa se ne può dedurre. Poi la si assume falsa (o vera se prima la si era considerata falsa) e si vede che cosa se ne può dedurre. Se le deduzioni sono in contraddizione tra di loro allora si può dire che ci troviamo di fronte a un'antinomia.
Dunque, se assumiamo che la proposizione del mentitore nella formulazione classica sia falsa allora sarebbe vera la sua negazione. E cioè che "esiste almeno un Cretese bugiardo". Ma quel bugiardo potrebbe essere proprio Epimenide. E in questo caso non c'è contraddizione. Perché Epimenide starebbe mentendo dicendo che «tutti i Cretesi sono bugiardi». E la cosa finirebbe lì. Non ci sarebbe alcuna contraddizione perché l'enunciato può essere semplicemente valutato come falso.
La contraddizione si produce invece se si assume che l'affermazione sia vera. Ma ciò non basta a produrre l'antinomia.
Quindi, se non ci sono errori nel ragionamento che ho descritto si può affermare che il paradosso del mentitore nella sua forma classica non è un'antinomia.
Per produrre l'antinomia la proposizione dovrebbe essere riformulata così: "io sono un bugiardo". Solo con tale versione della proposizione si entra nel circolo vizioso in cui la falsità implica la verità che implica la falsità che implica la verità e così via. In altre parole per produrre il paradosso si deve inserire un'autoreferenza di tipo più assoluto. Si deve passare cioè dall'autoreferenza su di un insieme a un'autoreferenza su di una singola entità. In termini più tecnici dobbiamo togliere il quantificatore universale e passare da una logica predicativa a una logica
proposizionale.

domenica, novembre 15, 2015

Consigli di lettura dopo la strage di Parigi

Il testo sottostante è un brevissimo estratto da Limes di gennaio 2015 "Dopo Parigi, che guerra fa” pubblicato dopo i fatti di Charliie Hebdo. Ecco, se volete approfondire e farvi un'idea un po' meno vaga e un po' meno basata sui pregiudizi di quello che è successo e che sta succedendo in medioriente - pregiudizi che non potranno essere eliminati del tutto, vista la complessità di quella realtà - leggete quel numero di un anno fa. Lo si trova facilmente in formato elettronico.

LIMES: Da Jihadi John ai fratelli Kouachi, i terroristi del post-bin Laden sono cittadini comunitari.
GIRO: Purtroppo i jihadisti nati e cresciuti in Occidente da tempo non rappresentano una novità; l’identikit degli attentatori della metropolitana di Parigi (1995) è simile a quello dei fratelli Kouachi, responsabili dell’assalto a Charlie Hebdo – che tra l’altro avevano conosciuto i primi in carcere: piccola delinquenza, carcere, islamizzazione, viaggio iniziatico e alla fine jihadismo. Come vediamo, erano tutti schedati. Anche gli attentatori della metropolitana di Londra del 2005 (55 morti) erano di nazionalità britannica.
LIMES: Adesso però i jihadisti hanno anche il loro califfato…
GIRO: Anche l’appeal terroristico dello Stato Islamico come centrale di indottrinamento e addestramento militare non è un fenomeno del tutto nuovo[...] Ma certo l’Is ha fatto ora un pericoloso salto di qualità verso il totalitarismo: nella narrazione che ha elaborato viene ritorto contro di noi l’armamentario post-ideologico e nichilista. Ciò attecchisce in giovani vuoti cui nessuno parla più.”

Il materiale potrebbe essere protetto da copyright.

sabato, novembre 14, 2015

I morti di Parigi

Per il momento l'unica cosa che posso fare è tacere e riflettere. Mi sento troppo piccolo e troppo ignorante per poter condividere o, tantomeno, esprimere qualsiasi soluzione facile.
A caldo mi viene solo da pensare a chi è morto, a chi voleva bene a che è morto, ai nostri amici che vivono lì e al fatto che due settimane fa noi eravamo lì.

giovedì, novembre 12, 2015

Frode sull'olio d'oliva

Di seguito riporto dei passi di un chiarimento del Consorzio Sabina DOP. Di mio aggiungerei solo che, conoscendo un po' il processo di produzione e i suoi costi, se un olio lo si paga 3-4€ al litro allora o è prodotto in un luogo in cui il costo del lavoro e della produzione sono bassissimi oppure è di qualità è bassissima. Se si tratta di oli di oliva italiani io diffiderei di qualsiasi offerta inferiore ai 7€. A meno che non ci sia una ragione per cui il produttore è costretto a venderlo a un prezzo più basso del costo di produzione.

"In qualità di Consorzio di Tutela dell'Olio Extra Vergine di Oliva a Denominazione di Origine Protetta "Sabina" riteniamo innanzitutto doveroso precisare - qualora potesse esservi qualche dubbio - che il marchio commerciale "Santa Sabina" non ha assolutamente nulla a che fare con noi e che l'utilizzo da parte dell'azienda che ne è proprietaria della denominazione riservata per legge solo ai produttori certificati Sabina DOP, dipende solo da una questione burocratica che, come spesso accade, danneggia il lavoro serio e scrupoloso dei quasi mille produttori che appartengono alla filiera produttiva certificata Sabina DOP.

Il marchio "Santa Sabina" è utilizzato peraltro per immettere in commercio un olio che reca scritto in etichetta "prodotto con oli extra vergini di oliva originari dell'Unione Europea e non" quindi non solo non sabino, ma anche non italiano; se poi sia davvero extra vergine, come riportato in etichetta, lo chiariranno gli inquirenti visto che, dalle analisi effettuate, sembrerebbe non essere tale."

martedì, novembre 10, 2015

Una calda giornata di un novembre teutonico

Domenica mattina Zucchero preparava e io aiutavo piuttosto sporadicamente. Avevamo degli amici a pranzo. Man mano che si avvicinava l'ora del pranzo la temperatura saliva e noi dovevamo toglierci qualcosa di dosso.
- Vogliamo mangiare fuori? - propongo quando stiamo cominciando a sudare.
- Ma, no, dobbiamo ripescare le sedie dalla cantina...
Ma poi la temperatura è cresciuta ancora e, con l'aiuto dell'amico Rogge, abbiamo ripescato le sedie dalla cantina e abbiamo pranzato fuori.

Sì, l'8 novembre, il giorno del mio decimo widergeburtstag.
Alla fine la massima è arrivata intorno ai 24°. Non era mai capitato da quando vivo qui. E non credo capiterà di nuovo molto presto. Ne ha parlato persino la Bild! 24 Grad! Wetter-Wahnsinnim Spätherbst. Mi piacerebbe capire quale sia la temperatura più alta mai registrata qui nella prima metà di novembre. Purtroppo non l'ho trovata. Ma non credo possa essere molto più alta di questi quasi 24°.
Vi lascio con le foto di uno dei più bei tramonti che io abbia visto. È capitato sia l'8 sia il 7.


lunedì, novembre 09, 2015

I concetti indispensabili della matematica

- Dunque tu vorresti sapere quali siano i concetti indispensabili della matematica. Ma in che senso?
- Beh, quei concetti matematici di cui non si potrebbe fare a meno.
- Uhm, bella domanda!
- Potresti immaginare, ad esempio, di avere solo un paio d'ore a disposizione per insegnarmi qualcosa di matematica. Ecco, che cosa mi insegneresti?
- Beh, dipenderebbe dalle tue conoscenze di partenza.
- Supponiamo che io non sappia nulla di matematica.
- Supposizione un po' difficile da accettare, visto che anche i bambini, prima di saper leggere, solitamente sanno già contare. Dovremmo definirla un po' meglio. Intendi una totale assenza di concetti matematici? Oppure un'assenza di concetti matematici più avanzati? Mi spiego meglio. Dovrei supporre che tu non sia a conoscenza neppure del concetto di numero, come i parlanti di quelle lingue che come numeri hanno un soltanto "uno", "due", "molti" (o addirittura soltanto "pochi" e "molti")? Oppure che tu sia a conoscenza, almeno a livello pratico, dei concetti matematici di base? E cioè, che tu sia almeno in grado di eseguire le quattro operazioni con numeri interi e frazioni?
- ... Boh! ... facciamo ... assenza totale?
- Sai, sto pensando che forse la distinzione, alla fine, non è poi così importante. Supponendo che il totale analfabeta matematico, in questo caso tu (senza offesa eh; si tratta solo di supposizioni), sia capace di e interessato ad apprendere, forse gli insegnerei le stesse cose che insegnerei a chi sia già a conoscenza dei concetti di base a livello pratico. E cioè: il ragionamento deduttivo, che può essere insegnato abbastanza agevolmente attraverso la sua formalizzazione nel linguaggio della logica matematica; e il concetto di numero a partire dal concetto di insieme.
- Bene. Ti ascolto.
- Forse partirei da semplici concetti di logica introducendoli in modo abbastanza informale. Tipo: un enunciato è una frase di cui si possa dire, senza ambiguità, se sia vera o se sia falsa.
- Come, ad esempio, "oggi è bel tempo"?
- Beh, la definizione di "bel tempo" è qualcosa di piuttosto soggettivo. Ciò che viene chiamato "bel tempo" qui nella patria di Hilbert non credo coincida con la definizione che se ne dà dalle tue parti. Diciamo che un esempio un po' più preciso potrebbe essere "sta piovendo".
- Ho capito, e poi?
- Poi dovrei introdurre i connettivi logici.
- E cioè?
- Dei semplici connettivi logici sono, ad esempio, le congiunzioni "o" e "e" e l'avverbio "non".
- E quindi?
- Quindi combinando gli enunciati attraverso questi connettivi potremo costruire enunciati più complessi.
- Ho capito. Tipo: "piove" e "io mangio la pasta ".
- Esatto. E poi per stabilire i valori di verità degli enunciati composti possiamo definire le seguenti tabelle di verità.

A B A e B
Falso Falso Falso
Falso Vero Falso
Vero Falso Falso
VeroVeroVero

- E ciò starebbe a significare che ("piove" e "io mangio la pasta") è vero se è contemporaneamente vero che "piove" e "io mangio la pasta"?
- Precisamente.
- Ma è ovvio.
- Cero che è ovvio! Parliamo di Logica! Però credo che già questa sia meno ovvia.

ABA o B 
FalsoFalsoFalso
FalsoVeroVero
VeroFalsoVero
VeroVeroVero

- Cioè, mi stai dicendo che ("piove" oppure "usciamo") è falso solo se è non "piove" e non "usciamo" e vera anche quando piove e noi usciamo lo stesso?
- Esatto.
- Quindi è come il "vel" latino.
- Sì, si chiama disgiunzione inclusiva. È più interessante della congiunzione, no? Ma possiamo costruire un connettivo ancora più interessante: l'implicazione logica"se" X "allora " Y.
- Tipo: se "piove" allora "non usciamo"?
- Sì! Ti prometto che se piove non usciamo.
- Ma adesso non sta piovendo. Perché allora non usciamo?
- Perché il connettivo è definito come non(A e non B). Cioè, l'unica condizione non ammessa è che si verifichi A e allo stesso tempo non si verifichi B.
- Quindi, l'unica condizione non ammessa sarebbe che noi usciamo nonostante la pioggia ma non sussisterebbe alcun obbligo nel caso di assenza di pioggia? Vuoi dirmi che se conosco meglio la logica corro meno rischi di farmi fregare?
- Beh, direi proprio di sì. Ma che stai scrivendo?
- La tavola di verità dell'implicazione. Così non mi farò fregare di nuovo.

ABA → B 
FalsoFalsoVero
FalsoVeroVero
VeroFalsoFalso
VeroVeroVero

- Bravissima!
- Quindi? È tutta qui la logica?
- Beh, per quanto riguarda i connettivi della logica proposizionale potrebbe pure bastare. Ce ne sono altri ma anche solo questi sarebbero sufficienti. Gli altri te li puoi guardare con calma. Quello che manca sono gli assiomi:

A → (B → A)
(A → (B → C)) → ((A → B) → (A → C))
(¬B → ¬A)  ((¬B → A) → B)

La regola di inferenza, che poi, nel caso della logica proposizionale, è una sola: il modus ponens. Questa regola ti dice che se è vero che A → B e se A è vera allora anche B è vera.
E, infine, la definizione di dimostrazione di una formula F. E cioè una sequenza di formule F1, F2, ..., Ftale che:
F = F e ogni Fi (1 < i < n) o è un assioma, o è ottenuta da un assioma per sostituzione oppure è ottenuta per Modus ponens da due formule Fe Fk con j < i e k < i.
Ma i dettagli tecnici dovrai guardarteli da sola, ad esempio qui.
Ecco, quello che ti ho spiegato finora è già un buon punto di partenza per il primo concetto indispensabile della matematica.
- Bene. E per quanto riguarda l'altro concetto indispensabile? Quello del numero a partire dal concetto di insieme?
- Beh, quello lo vedremo la prossima volta.

lunedì, novembre 02, 2015

Risotto alla zucca gialla

Oggi propongo una ricetta molto adatta per questa stagione. Purtroppo quest'anno sono riuscito a farla solo una volta.

Ingredienti per 3 - 4 persone
Riso superfino 300 g, zucca gialla 250 g, cipolla 80 g, grana grattugiato 60 g, burro 30 g, brodo vegetale 800 g, olio d'oliva, sale.

Preparazione
Mondate la zucca, affettatilo e fatela cuocere nel forno a 180° per circa 20 minuti, sino ad ammorbidirla, quindi schiacciatela con una forchetta. In un'altra casseruola fate appassire la cipolla tritata nell'olio. Alzate la fiamma, unite il riso, tostatelo per due minuti e quindi sfumatelo con mezzo bicchiere di vino bianco. Poi aggiungete la zucca, mescolate, bagnate con il brodo, versandolo gradatamente, e portate a cottura, mescolando la preparazione quando necessario. A fine cottura (18 - 20 minuti) spegnete, salate e mantecate la preparazione, unendo il burro, il grana e mescolando in modo che questi ingredienti diano la giusta cremosità al risotto.

sabato, ottobre 31, 2015

L'Expo ai rifugiati

Per la prima volta mi trovo d'accordo con una proposta di Vittorio Sgarbi. Perché, invece di smontarla o di crearci l'ennesimo inutile polo universitario, non utilizziamo l'area dell'expo per dare accoglienza ai rifugiati che scappano dalle brutture del mondo? Lì troverebbero tutto quello che gli mancava: le infrastrutture e la bellezza. Non sarebbe un messaggio rivoluzionario?

giovedì, ottobre 29, 2015

Mineralianesimo

Dopo le rivelazioni sul manzo criminale, sui formaggi che provocano la dipendenza e su frutta e verdure inquinate e impesticidate sto meditando di diventare Mineraliano. Oltre agli ovvi benefici per la salute lo farei anche per questioni etiche: perché discriminare tra le varie forme di vita?
Qualcuno saprebbe suggerirmi che cosa potrei mangiare oltre al sale?

mercoledì, ottobre 28, 2015

Carni rosse, insaccati e rischio tumori

In questi giorni circolano molte battute divertenti su carni rosse e insaccati. Se oltre a divertirvi con quelle (come ho fatto pure io) volete anche saperne di più, trovo che questo articolo dell'AIRC chiarisca molto bene la situazione.
Tanto per fare un esempio cito il paragrafo relativo al confronto con il fumo di sigaretta.

La classificazione dello IARC, inoltre, non ci dice niente sulla potenza di una sostanza nel provocare tumori. Molti giornali hanno titolato, per esempio, che la carne rossa lavorata è "cancerogena come il fumo". Si tratta di una interpretazione sbagliata: è inserita nella stessa categoria del fumo perché per ambedue abbiamo prove scientifiche sufficienti per esprimerci con certezza. Ma il fumo è un carcinogeno molto più potente degli insaccati, per cui ragionevolmente una fetta di salame di tanto in tanto avrà minore influenza sulla nostra salute di un paio di sigarette.

Di quanto aumenta il rischio individuale di ammalarsi di cancro del colon se si consuma carne rossa?

La verità è che nessuno ha una risposta precisa a questa domanda. Gli studi epidemiologici valutano l'aumento del rischio sui grandi numeri, non a livello del singolo individuo. Gli esperti hanno infatti stabilito che il 18-21% dei tumori al colon è probabilmente legato al consumo di carni rosse e insaccati, e così il 3% di tutti i tumori. Il fumo di sigaretta, tanto per dare un parametro di confronto, è responsabile dell'86% dei tumori al polmone e del 19% di tutti i tumori, secondo i dati di Cancer Research UK. L'agenzia britannica ha anche stimato che se tutti gli abitanti della Gran Bretagna smettessero di fumare, ci sarebbero 64.500 casi in meno di cancro l'anno, mentre se tutti diventassero vegetariani ci sarebbero 8.800 casi in meno l'anno.

Anche questa infografica di Repubblica è interessante. E ancora più interessante è l'articolo di Bressanini.

Dialetti italiani

Da SB Language Maps.
Il mio dialetto lo hanno classificato, giustamente, tra i dialetti sabini. Ma poi la sottoclasse sarebbe... non ho capito bene se il poggiomoianese o il palombarese. E lì avrei qualcosa da ridire...
Vabbè, intanto godetevi la mappa.






lunedì, ottobre 26, 2015

Lettera al Ministro della Salute Beatrice Lorenzin sull'elogio dell'omeopatia

Mentre la ministra della sanità australiana ha fatto in modo che venisse effettuata una delle indagini più obiettive, accurate e approfondite sull'efficacia dell’omeopatia, con cui si è giunti alla conclusione di inefficacia dell'omeopatia per il trattamento di qualsiasi patologia, la ministra della sanità italiana, Beatrice Lorenzin, scrive la prefazione di un libro che elogia l'omeopatia.
"Il volume si intitola per l'appunto 'Elogio dell'omeopatia' ed è firmato da Giovanni Gorga, nuovo presidente di Omeoimprese: un raggruppamento delle principali aziende italiane produttrici di rimedi omeopatici." Quindi una voce evidentemente sopra le parti.

"Una pubblicazione di parte, perfettamente legittima in una società pluralista." - dice invece, con il solito piglio polemico, il CICAP. "Quello che è inopportuno è che sia il Ministro della Salute, con la sua prefazione, a sostenerne indirettamente il contenuto."
Ecco, io ho firmato e invito tutti a firmare la Lettera aperta al Ministro della Salute Beatrice Lorenzin sull'elogio dell'omeopatia.


Detto questo bisogna anche dire che (dall'articolo Ministro Lorenzin, l’omeopatia non è una cura):
«Beatrice Lorenzin si è trovata ad affrontare delle “crisi” di tipo pseudoscientifico durante il suo mandato. Si ricordi il caso Stamina. Ora, molti degli ex sostenitori di Stamina si sono riconvertiti in “No vaccini”, una posizione che rischia di causare danni su scala ben maggiore. Anche in questo caso Beatrice Lorenzin ha difeso (bene) la salute dei suoi concittadini.
Beatrice Lorenzin non è laureata in medicina, anzi: non è proprio laureata e questo la ha esposta a una serie di attacchi su quali fossero le sue competenze per essere nominata a capo del ministero della Sanità. La figura del ministro è essenzialmente di rappresentanza. Grazie anche a consulenti esperti, nelle difficili situazioni sopra esposte è riuscita a tenere il timone dritto e salvaguardare la salute dei suoi concittadini. Per questo motivo la sua prefazione, che come prevedibile è stata ampiamente strumentalizzata, è un pericoloso scivolone.
Non è facile essere in una posizione di elevata visibilità pubblica perché qualsiasi errore si presta a essere sfruttato dai mezzi d’informazione. Vedi l’ex collega ministra che si congratulò con i ricercatori italiani che avevano scoperto (erroneamente) i neutrini più veloci della luce ricordando che l’Italia aveva investito ben 40 milioni di euro per costruire il tunnel che partiva dal Gran Sasso arrivava a Ginevra. Errare è umano, ma non è facile riconoscere i propri errori.
I ricercatori italiani hanno spiegato senza problemi quale fosse la criticità nel loro esperimento (c’era semplicemente un cavo non stretto bene) e non sono stati crocefissi dalla comunità scientifica. Invece, nessuno si è scusato riguardo al presunto tunnel. E in fondo è proprio questa la differenza tra la scienza e la pseudoscienza. La scienza commette errori, perché descrive con teorie a volte troppo semplici la realtà. Le teorie si evolvono, e quando ne arriva un’altra che spiega il mondo in modo migliore della precedente non è un dramma. La pseudoscienza invece è sempre uguale a se stessa. L’omeopatia è ferma al tempo del suo scopritore, quando non era chiaro cosa fossero atomi e molecole. Chi sostiene qualsiasi forma di pseudoscienza invece assume una posizione fideistica, che non ammette nessuna conoscenza nuova la quale possa mettere in dubbio le idee preconcette.
Beatrice Lorenzin ha una grande sfida ma anche una grande opportunità. Dimostrare che quando si compiono azioni avventate e soprattutto potenzialmente dannose per la salute di tante persone, è importante un passo indietro. Nessuna “nuova opportunità di cura” (parole della ministra nella prefazione) potrà nascere da credenze pseudoscientifiche di fine 1700, come appunto è l’omeopatia.

giovedì, ottobre 22, 2015

N-ternologi: il 2-ternologio completato

Una collega americana mi ha proposto la seguente 2-ternoformula per il 7 commentandola con "I've always been a fan of Pascal's Triangle". Le avrei voluto spiegare il discorso di Tartaglia ma poi ho desistito :-)
Ad ogni modo, questa formula soddisfa le regole che avevamo definito qui?
Ecco la regola: si vogliono rappresentare i numeri tra 1 e 12 utilizzando esattamente tre volte una sola cifra tra 1 e 9 (in questo caso specifico la cifra 2), e qualsiasi simbolo matematico come operatore o come simbolo di rappresentazione numerica.
Io direi di sì, voi che ne dite?
Ecco quindi una versione del 2-ternologio completo senza utilizzare la funzione parte intera.



sabato, ottobre 17, 2015

Viaggio a Tropea: un ode alla Salerno - Reggio Calabria

La scorsa estate ho percorso la Salerno - Reggio Calabria. Sì, proprio quella! L'autostrada che da decenni incarna l'archetipo dello spreco di denaro pubblico. Quella che viene continuamente citata per la perenne presenza di lavori, interruzioni, restringimenti e crolli. Migliaia di pagine di stampa, milioni di bit di informazione spesi per esporre alla pubblica auto-flagellazione da autobus quella vergogna nazionale; quell'esempio di corruzione e sfascio.
Io nell'ultimo decennio quell'autostrada l'ho attraversata almeno cinque volte. E per la precisione tre volte 7-8 anni fa e due volte l'estate scorsa.

Lasciata la A1 e oltrepassato Salerno mi aspettavo di ritrovare il ben noto paesaggio autostradale. Ma, invece di code e cantieri, man mano che avanzavamo, continuavo a vedere una serie di gallerie nuove ampie e illuminate e un liscio mantello di asfalto drenante che si dispiegava su tre corsie e che non troveresti neppure nella migliore delle autostrade della Germania del sud-ovest. E siamo andati avanti così per tutta la Campania, la Basilicata e per 150 Km circa all'interno della Calabria, dove, per un tratto, all'altezza di Altilia, l'autostrada torna a essere quella di dieci anni fa. La differenza  è che si vedono molti cantieri aperti per la costruzione di gallerie e viadotti che, presumibilmente, presto renderanno anche il seguito dell'autostrada simile a quello precedente. Insomma, una vera e propria metamorfosi rispetto a qualche anno fa!
Tornato a casa ho controllato su Wikipedia e lì ho scoperto che "il 24 luglio 2015, con l'apertura del lotto della galleria Fossino, sono stati completati 350,75 km, 20,5 km sono in fase di ammodernamento o ricostruzione, mentre 98,65 km devono ancora essere cantierizzati."
Per non parlare poi della spettacolarità del paesaggio: alture e vallate, mare e montagna, boschi e scogli in rapida successione. Ma quella c'era già da prima, mi direte. Certo. Ma è anche quella la causa degli enormi costi di costruzione di quell'autostrada che, data la conformazione del territorio, deve necessariamente avere un susseguirsi di gallerie e mastodontici viadotti. È facile immaginare la differenza che può esserci tra la costruzione di un chilometro di autostrada in Calabria e la costruzione di un chilometro di autostrada nella pianura padana o renana.
E visto che pariamo di viadotti, ecco la sezione wikipediana che ne parla.

Particolarmente interessante il viadotto Italia (1967-1973), quello che era crollato.
L'altezza masima di quel viadotto è di 261 metri. "Tale quota altimetrica ha reso questo viadotto il più alto d'Europa fino al 2004, quando il Viaduc de Millau in Francia strappò il primato svettando a 271 metri. Resta il quarto ponte al mondo come viabilità ordinaria,"

Ad ogni modo, il fatto di cui ero rimasto un po' stupito in tutto questo era quello di non aver mai sentito parlare negli ultimi mesi o anni di tale metamorfosi della Salerno - Reggio Calabria. Poi Zucchero ha trovato questo video in cui, effettivamente, se ne parla bene.Qualcuno ha un'esperienza diversa? Qualcuno ne aveva già sentito parlare dai media o in qualche discussione?
Per concludere, sicuramente questa autostrada ha rappresentato per decenni l'emblema del fallimento se perfino il New York Times ha scritto: “nulla incarna i fallimenti dello Stato italiano più nettamente dell’autostrada da Salerno a Reggio Calabria”.  (Ho sentito, ad esempio, dire che un errore dal punto di vista ingegnaristico fu quello di voler far passare l'autostrada per Cosenza. E che quella fu una scelta di un politico per accontentare il suo elettorato. Non ho però trovato nessun articolo a riguardo. Qualcuno ne sa qualcosa? Forse il percorso migliore sarebbe stato qualcosa di più simile a quello della SS18 evitando così il Parco Nazionale del Pollino?)(vedi nota)* Ma perché adesso non diciamo al New York Times che non è più così? Evviva la Salerno - Reggio Calabria! :-)

* Aggiornamento del 21/10/15
Zucchero ha trovato questa puntata de Il Tempo e La Storia che parla della A1 e, dal minuto 33 della A3.Al minuto 33 in un documentario proiettato durante la puntata si dice che nella scelta del tracciato si preferisce quello interno a quello costiero forse "per favorire il feudo elettorale di qualche politico" e i lavori si presentano subito molto difficili.
Poi l'ospite, Galli della Loggia, commenta: Giacomo Mancini impose la scelta suicida del tracciato dell'autostrada e ancora oggi ne stiamo pagando le conseguenze (soprattutto i calabresi). Ora aggiorno il post.

Per quanto riguarda il nostro viaggio lascio solo qualche foto.
Tramonto dietro a Stromboli.
Mare calabro.
Banani in via di maturazione.
Rifugiati africani che ballano la tarantella calabrese al Vibo Tarantella Festival.