sabato, marzo 30, 2013

Le bufale scientifiche di Grillo

WIRED ha stilato la lista delle bufale scientifiche che Grillo ha disseminato negli anni. L'ho riportata qui sotto. Sarebbe molto interessante chiedergli che cosa ne pensa ora. Conferma tutte quelle affermazioni? Oppure è disposto ad ammettere di aver creato e/o divulgato leggende metropolitane spacciandole per vangelo? Non ci avrà pensato nessuno a riproporgli le stesse domande della lista?
Ah, dimenticavo che loro non accettano domande perché loro sono la gente e la gente ha sempre ragione.

Ecco la lista da WIRED
Grillo ha disseminato in tutti questi anni una lunga lista di bufale scientifiche. In alcuni casi innocue, in altre un po’ meno. Ecco perché abbiamo deciso di stilarne un elenco.

L’Aids non esiste
In uno spettacolo andato in onda nel 1998, Apocalisse morbida, Grillo ha definito l’ Aids senza mezzi termini come “la più grande bufala di questo secolo”, negando che l’ Hiv sia un virus trasmissibile che dannegia il sistema immunitario favorendo l’insorgenza di patologie che possono portare alla morte. Per questo la Lega Italiana per la Lotta contro l’Aids ( Lila) ha diffuso una lettera aperta in cui invita Grillo a prendere una nuova posizione su Hiv e Aids.

Screening, esami e diagnosi precoci sono pericolosi
Sempre durante la stessa trasmissione Grillo, citando un lavoro svizzero, in pratica dice che con il cancro si può convivere e che i test per la diagnosi precoce sono pericolosi. Eppure, è ormai riconosciuto a livello internazionale il fatto che, oltre alla prevenzione primaria, il metodo migliore per sopravvivere a un tumore è smascherarlo tempestivamente per dare alle terapie più chance di successo. Secondo l’ultimo World Cancer Report dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) dell’Organizzazione mondiale della sanità, il recente declino nella mortalità per cancro osservato in molti paesi è dovuto in modo significativo alla diagnosi precoce. Responsabili di questo successo sono non solo i miglioramenti nell’osservazione (mammografia, risonanza magnetica e tomografia computerizzata), ma anche un più alto grado di consapevolezza della malattia e programmi educativi sui tipici sintomi precoci. Il principale successo finora è stato quello della diagnosi precoce del cancro alla cervice per via citologica e di quello al seno per via mammografica. Una ricerca dello Iarc ha concluso che in condizioni di trial, la mammografia può ridurre la mortalità del cancro al seno del 25-30% e che in programmi di screening a livello nazionale una riduzione del 20% è realistica.

I vaccini sono inutiliSecondo il comico, epidemie come la difterite e la poliomielite sarbbero scomparse a prescindere dalle campagne di vaccinazioni. “E’ un’affermazione falsa - risponde Giovanni Maga, virologo dell’Istituto di Genetica molecolare del Cnr - perché gli agenti patogeni non scompaiono nel nulla, solo che non riescono a trovare un ospite da infettare. Aver vaccinato diverse popolazioni non significa solo aver offerto una protezione a chi ha ricevuto la dose del farmaco, ma aver creato un'immunità di gruppo, una barriera protettiva anche per chi non è stato vaccinato”. I vaccini, quindi, secondo l’esperto, sono stati e sono ancora oggi l’unico strumento per impedire agli agenti patogeni di infettare la popolazione. “Un esempio emblematico - riferisce Maga - ci viene dall’Inghilterra, quando nel ‘90 ha sospeso la campagna vaccinale per il morbillo in quanto si sospettava che il vaccino avesse qualche collegamento con l’autismo. Ebbene, in quell'anno i casi di morbillo sono aumentati da circa 100 a oltre 1.400. Per di più non è mai stata trovata un'associazione tra vaccino e autismo”. Se questi esempi non bastassero allora andiamo ancora più indietro nel tempo, cioè quando il vaiolo ha devastato intere popolazioni. “Grazie ai vaccini - dice Maga - il virus sembra essere scomparso dagli anni ‘70”.

Pomodoro geneticamente modificato ha ucciso 60 ragazzi 
In uno dei suoi tanti spettacoli, Grillo parla di un fantomatico pomodoro antigelo, geneticamente modificato per resistere al freddo. Il comico racconta di come gli scienziati avrebbero aggiunto il dna del merluzzo al pomodoro per crearne una specie sempre dura. Quella che poteva sembrare una simapatica gag inventata di sana pianta potrebbe aver indotto il pubblico in errore, in particolare quando lo stesso Grillo ha parlato della presunta morte di 60 ragazzi per shock anafilattico perché avrebbero mangiato questo pomodoro pur essendo allergici al pesce. “Una bufala vera e propria”, dice Roberto De Fez, biotecnologo del Cnr. “Anzitutto questo pomodoro - continua - non è mai stato commercializzato e di conseguenza non ci sarebbero stati problemi sanitari legati a esso. Inoltre, per colpa degli ogm non sono mai morte 60 persone. Le parole di Grillo dimostrano che c'è sempre più gente che pericolosamente parla di cose che non conosce”.

Il professor Di Bella cura il cancro da 30 anni
Grillo ha descritto Luigi Di Bella come un martire che cura da 30 anni il cancro. In realtà, il metodo Di Bella, una terapia alternativa per la cura dei tumori, è oggi priva di riscontri scientifici. La sperimentazione condotta nel 1999 dal Ministero della Salute sancì la sostanziale inattività, cioè l'inefficacia terapeutica, del cosiddetto multitrattamento Di Bella. I risultati furono pubblicati sul British Medical Journal. Vennero inoltre osservate in via le curve di sopravvivenza dei pazienti sottoposti allo studio. Dai risultati è emerso che quei pazienti non avevano avuto alcun beneficio né terapeutico né in termini di allungamento della sopravvivenza.

Il Nobel rubato da Rita Levi Montalcini
Grillo, riferendosi alla scienziata con appellativi tutt’altro che rispettosi ( “è una puttana”), ha insinuato che Rita Levi Montalcini avesse ottenuto il Nobel grazie a una ditta farmaceutica che le avrebbe materialmente comprato il premio. L’identificazione del fattore di accrescimento della fibra nervosa o NGF è riconosciuta a livello internazionale come una scoperta rivoluzionaria, su cui ancora si basano numerosissimi studi. Il Nobel assegnato alla senatrice italiana sarebbe quindi tutt’altro che immeritato.

Biowashball, la palla che cancella le macchie
“Io l’ho provata. La mia famiglia usa Biowashball da due mesi e anche le famiglie di alcuni miei amici. Per noi funziona. Prima di dare un giudizio vi consiglio di usarla, magari in prestito da un conoscente. In Rete ci sono centinaia di testimonianze di utenti italiani soddisfatti”. E’ con queste parole che Grillo ha decantato le straordinarie proprietà di questa palla per lavare il bucato. Proprietà, queste, smentite da numerosi studi, secondo cui la Biowashball non solo lava come farebbe l’acqua semplice ma potrebbe addirittura provocare un accumulo di muffe e batteri nella lavatrice.

Quest’elenco non vuole essere un giudizio politico su Beppe Grillo, ma un’opportunità di ripristinare la correttezza scientifica di alcune affermazioni. Su una cosa Grillo e la comunità scientifica concordano: “non credete a tutto quello che vi viene detto, ma informatevi!”.

venerdì, marzo 29, 2013

Pizza di Pasqua

28 marzo ore 21:10
La missitura è al punto giusto. Si può andare avanti con il resto.
28 marzo ore 22:30
E pure la lavorazione serale è fatta. Ora me ne vado a letto e lascio fare il resto ai saccaromiceti che espleteranno la loro funzione di crescita, ricrescita, rinascita, resuscitazione... anche se un po' in anticipo rispetto ai tempi biblici.

29 marzo ore 9:30
Pronte per essere disposte nelle teglie.

Da notare il prodigio anidridecarbonico dei saccaromiceti.
29 marzo ore 14:30
Cotte e disposte per il raffreddamento. Ultimo passo stasera.

Ah, la ricetta è qui.

Il farmacista farfugliante e l'arte della maieutica

- Vorrei anche un tubetto di quella crema. Quello da cinquanta milligrammi.
- Grammi - mormora il farmacista dall'alto della sua allampanitudine.
- Grammi, sì scusi. È che quando si parla di medicine uno ha sempre in testa i milligrammi.
- Com'è che si dice in italiano? - chiede il farmacista aggrottando la fronte. - Centigrammi?
- No, è molto semplice. Basta aggiungere una "i" alla fine della parola tedesca - risponde D pensando alla pratica italiana di aggiungere "en" per germanizzare le parole e allo stesso tempo meravigliandosi per la fenomenale loquacità del farmacista solitamente laconico e farfugliante.
- No, perché mi ricordo.... Com'è che dite? "Cinquecento"?... - Pausa. D si chiede che cosa voglia dire.
- Sì, "cinquecento" significa "fünfhundert".
- No, forse era per le date - risponde il farmacista dopo un nuovo sforzo mnemonico. - Il rinascimento.... Com'è che chiamate il secolo tra gli anni 1500 e 1600?
- Sedicesimo secolo come in tedesco.
Un'espressione di delusione affiora dal volto dell'uomo. Dopo una lunga e imbarazzante pausa interrotta da repressi tentativi del farmacista di articolare qualche frase balbettante D ha un'illuminazione.
- Ho capito! Forse lei intende il fatto che a volte abbreviamo e invece di dire nel 1500 diciamo '500.
- Sì, forse era quella la cosa che intendevo - risponde il farmacista dopo un'ulteriore riflessione. - Sono diciotto euro.

Sono o non sono un maieuta? - pensa D mentre si allontana dalla farmacia cercando allo stesso tempo di capire quali acrobazie sinaptiche avessero collegato i milligrammi al rinascimento.

giovedì, marzo 28, 2013

Crimi, Bersani e il paradosso del pentastellato

Vito Crimi a Bersani: Il messaggio quasi unanime che riceviamo dai nostri elettori è quello di non dare una fiducia in bianco... In merito alle tante proposte fatte, sono sicuramente condivisibili e qualora dovessero essere portate in aula il nostro sostegno sarebbe pieno.

Tutti si chiedono: ma senza fiducia come faranno ad essere portate in aula le tante proposte condivisibili?

Ma possibile che nessuno abbia capito la strategia dei pentastellati? Secondo me è questa.

mercoledì, marzo 27, 2013

Casa: misure, isolamento e bidè inesistente

Domenica scorsa siamo siamo tornati nella futura casa per far prendere le misure al nostro italico architetto giunto appositamente per noi dal paese ove olezzano i limoni. In realtà al cantiere ce l'ha portato Zucchero mentre io mi sollazzavo con questo evento (che avevo cominciato a organizzare qualche mese fa) ballando e cantato le tammuriate con il mio vernacolo sabino-partenopeo.
Comunque dopo l'evento sono voluto andare a dare uno sguardo anch'io.
Così Zucchero mi ha mostrato il primo difettuccio alla colonna.
 E poi quello più grave del bidè inesistente.
Qualcuno l'ha pure scritto sul muro: "manca il bidè". Purtroppo tale articolo è talmente raro quassù (guardate i dati) che non rientra neppure nel loro ordine di idee. E nonostante lo avessimo fatto esplicitamente aggiungere nel contratto (grazie alla saggiamente diffidente Zucchero) alla fine l'hanno dimenticato.
Anzi no! Non l'hanno dimenticato! La cosa interessante è che quando siamo andati lì a gennaio l'attacco per il bidè, tra quello del lavandino e quello della tazza, c'era già. Qualcuno avrà pensato bene di eliminare l'inquietante anomalia! Ad ogni modo, lunedì ho scritto all'architetto dell'impresa. Vediamo che cosa risponderà...
Devo anche aggiungere però che ci sono state pure diverse osservazioni positive. Come ad esempio quella sull'isolamento. Con un solo termosifone per appartamento e con tutte le porte ancora mancanti c'era una temperatura che si aggirava intorno ai 20°.

lunedì, marzo 25, 2013

Elicottero, giravite e Ramin Bahrami

Di recente ho scoperto che la larghezza dei fogli americani (o perlomeno di quelli che mi hanno fornito per insegnare la nuova materia che ho appreso qualche mese fa) è di pochi millimetri più grande della dimensione delle camicie per fogli europee (a proposito, qualcuno sa quale sia il nome ufficiale di tali oggetti (vedi foto a sinistra) in italiano? In inglese si chiamano "plastic sleeves" in tedesco Hülle. In Italia li ho sentiti chiamare camicie ma non so se sia un termine generalmente in uso).

Ad ogni modo, ho pensato che, per evitare di portarmi in giro per l'Europa un faldone scomodamente rigonfio, avrei potuto tagliare i fogli con una ghigliottina da carta. Mi sono quindi recato all'ufficio spedizioni verso le 13. I colleghi erano tutti in pausa pranzo tranne una giovane tirocinante. La ragazza è stata molto gentile e mi ha procurato immediatamente lo strumento desiderato. Solo che alcuni dei miei fogli si erano spiegazzati e non passavano sotto la fessura della ghigliottina. Ho notato che svitando due viti si poteva allargare la fessura. Ho così chiesto alla govine:

- Potresti darmi un Hubschrauber per favore?

La ragazza mi ha guardato perplessa per un istante e poi ha sorriso. Un pensiero mi ha attraversato la testa: mi sa che Hubschrauber non è la parola giusta. Com'è che si dice?

- Dov'e lo Schraubenzieher - ha chiesto la tirocinante al collega appena rientrato mentre nella mia testa si materializzava l'immagine dello Hubschrauber.
Ma perché le parole si dimenticano così facilmente? Comunque la ragazza mi è piaciuta. Si è mostrata intelligente e sensibile.
Ah, poi ho chiesto una gomma per cancellare al suo collega e ho ottenuto degli elastici.

Tanto per rimanere sul tema Italia e Germania, oggi ho sentito che Ramin Bahrami è diventato tedesco. Sono andato a controllare sul suo profilo FB e ho trovato la seguente dichiarazione:


Buon giorno a tutti. Da oggi sono ufficialmente cittadino tedesco, compatriota del grande Bach. Sono grato al governo tedesco che mi ha concesso questo onore. Avevo chiesto anni fa quella italiana, ma non era stato possibile per dei problemi burocratici che mi avevano davvero rattristato. Rimango comunque, come tanti tedeschi, un tedesco con l'Italia nel cuore e continuerò a essere spessissimo nel vostro Paese che mi ha dato tanto.

Di tedeschi con l'Italia nel cuore ne ho incontrati molti. E nell'ultimo finesettimana ne ho conosciuti almeno una decina di nuovi. O forse dovrei dire "nuove", visto che stavolta ero l'unico uomo del corso di ballo che ho organizzato (lo scorso anno invece eravamo almeno cinque).
In ogni caso, avrei preferito che Ramin Bahrami diventasse italiano con la Germania e Bach nel cuore. E credo che se non si allenteranno un po' le forti restrizioni per l'acquisizione della cittadinanza, l'Italia percorrerà un altro pezzo di strada nella direzione del declino.

venerdì, marzo 22, 2013

Ancora sulla ricerca animale: quando l'animalismo affonda la causa

Oggi vorrei segnalare un blog e in particolare un articolo. Questo articolo:
QUANDO L’ANTIVIVISEZIONISMO (PSEUDO)SCIENTIFICO AFFONDA LA CAUSA
Visto che il tema m'interessa abbastanza per coinvolgimenti personali soprattutto passati l'ho discusso alcune volte sul blog e sui vari mediasociali. Per sapere come le penso basta leggere qui, soprattutto tra i commenti.
Ecco, scoprire un blog come Asinus Novus, che affronta il tema dal punto di vista dell'antispecismo, usando la ragione e l'argomentazione, e non i bassi impulsi e l'insulto, mi ha riconciliato un po' con quei movimenti. Riporto di seguito solo alcuni estratti dell'articolo che ho citato.


Lecito e sacrosanto opporsi alla sperimentazione animale in tutte le sue forme su basi etiche, ideologiche, ecc. Quello che invece non si dovrebbe fare è tirare in ballo la scienza a sproposito e senza averne le competenze. Chiunque abbia delle basi in materie biomediche ed un’onestà intellettuale non può illudersi (ed illudere gli altri!) di fare critica scientifica o antivivisezionismo scientifico – come dicono gli animalisti - citando come fonti libri di autori nettamente di parte, siti animalisti, filmati su youtube, articoli tratti da quotidiani, ecc. ed omettendo del tutto le fonti peer reviewed
Così si finisce soltanto per creare confusione tra scienza ed animalismo ed alimentare il solito copione che esiste già da anni e che non aiuta di certo la causa: animalisti spinti dall’emotività da una parte e scienziati saggi e razionali dall’altra. Si getta fango sul lavoro di quegli autori che si fanno un mazzo a pubblicare su riviste scientifiche quelle revisioni sistematiche o studi che mettono in discussione il dogma della predittività dei modelli animali.
....
Ma credete davvero che continuando in questo modo la comunità scientifica che mette in discussione la s.a. e si dà da fare nella direzione delle metodologie avanzate possa crescere?
Pensate forse che qualcuno del settore ma anche soltanto uno studente che abbia un minimo di basi possa prendere sul serio chi va in giro per le università dicendo tra le righe “la vivisezione non serve, siete solo dei sadici ignoranti, informatevi sul libro x dell’autore y”? autore che naturalmente non ha mai pubblicato nulla e non è neppure un ricercatore.

Alcune ricorrenti argomentazioni “(pseudo)scientifiche” in voga tra gli antivivisezionisti:
1 – I 50 disastri della vivisezione.
Si tratta di una lista che ha fatto il giro di internet, tuttavia controllando le fonti – qualora presenti – si scopre che queste non sono attinenti o sono riportate in modo palesemente tendenzioso, senza contare che le più recenti risalgono agli anni 80.

2 – I farmaci ritirati dal mercato nonostante siano risultati innocui sugli animali.
E’ verissimo che i test animali non hanno evidenziato effetti tossici ma è anche vero che gli stessi effetti non sono emersi neppure dagli studi preclinici in vitro e in quelli su (migliaia di) pazienti umani nelle fasi cliniche. Che significa? che neppure i test in vitro e quelli clinici sono stati in grado di prevedere quegli effetti. Perchè?  perchè si tratta di effetti relativamente rari nell’ambito della popolazione (anche se gravissimi) e difficilmente si possono prevedere senza un approccio alla medicina personalizzata. In questo caso affibbiare la responsabilità della tossicità dei farmaci ritirati unicamente alla s.a. è quanto meno superficiale.

5 - Negare sempre e comunque l’utilità della s.a. in tutte le sue forme senza se e senza ma.
E’ una follia. Nessuno che abbia una minima base in biologia ed un po’ di sale in zucca potrebbe farlo.
Anche la produzione di anticorpi a scopo diagnostico implica (o meglio implicava, oggi per fortuna ci sono alternative)  l’utilizzo dell’animale ma chi potrebbe dire che è una pratica antiscientifica e fallace? lo stesso vale per alcuni utilizzi dell’animale, ad es. come generatori di ipotesi da testare sull’uomo, negli studi di fisiologia animale o ecotossicologia a scopi conservazionistici, nelle ricerche intraspecifiche in medicina veterinaria o quando l’animale viene utilizzato come incubatore di tessuti o virus. In questi casi si può parlare di etica e di possibilità di utilizzare delle alternative ma non di antiscientificità, fallacia, ecc. E’ un po’ allucinante anche negare che molte scoperte del passato abbiano coinvolto gli animali, negando l’evidenza. Ammettere che vi è stato il coinvolgimento degli animali e che a volte si sia giunti a dei risultati positivi, specie in passato, è onestà e non dice nulla sul potere predittivo del modello animale.

6 - I vaccini uccidono la gente, i farmaci fanno sempre e solo male, curiamoci tutti con l’omeopatia, i fiori di Bach e la dieta vegan.
Ok, posso condividere assolutamente che a volte i vaccini ed i farmaci ammalano o uccidono e che la libertà di cura debba essere un diritto. Però non è ammissibile generalizzare: ci sono persone vive anche grazie alle cure antibiotiche, all’insulina, ecc. vogliamo forse spiegare loro che i farmaci sono veleni? 
Gli animalisti dovrebbero darsi una bella regolata e ricordarsi che le argomentazioni scientifiche vanno usate con cognizione di causa e parsimonia, altrimenti si rischia di demolire tutto il lavoro di chi, all'interno della comunità scientifica, si impegna nel mettere in discussione la pratica, laddove vi siano i fondamenti ed i presupposti reali per farlo.

giovedì, marzo 21, 2013

Ricostruiamo Città della Scienza

"La notte del 4 marzo le fiamme hanno avvolto Città della Scienza di Napoli. In pochi minuti sono andati in fumo 12.000 mq di esposizioni scientifiche, exhibit interattivi e laboratori didattici. La struttura, visitata ogni anno da circa 350.000 giovani, ragazzi, famiglie, rappresenta un luogo d'eccellenza per l'Italia, conosciuta in tutto il mondo.
L'obiettivo è ora quello di ricostruire la Città della Scienza.
Ricostruzione morale, per la quale c'è bisogno di tanta solidarietà e sostegno. Ma anche ricostruzione materiale, per la quale sono necessari sottoscrizioni e fondi, con cui far ripartire le attività espositive, dapprima in strutture temporanee e poi, auspicabilmente, nello Science Centre da ricostruire."

Ulteriori nformazioni

Puntata di Radio3 Scienza su Città della Scienza - Stessa puntata scaricabile dalla podoteca

martedì, marzo 19, 2013

Le isole di plastica del Pacifico

Molti anni fa avevo letto un articolo che ne parlava. Mi pare che fosse sulla gloriosa rivista Diario. E la cosa mi aveva impressionato. Poi oggi ho trovato le isole di plastica del Pacifico citate di nuovo in questi due interessanti articoli: L'OCEANO DI PLASTICA: IL NOSTRO NON È IL PIANETA TERRA (parte 1parte 2).

Una delle cose più preoccupanti:
"I rifiuti galleggianti di origine biologica sono spontaneamente sottoposti a biodegradazione, e in questa zona oceanica quindi si sta accumulando una enorme quantità di materiali non biodegradabili come la plastica e rottami marini. Anziché biodegradarsi, la plastica si fotodegrada, disintegrandosi in pezzi sempre più piccoli fino alle dimensioni dei polimeri che la compongono, la cui ulteriore biodegradazione è molto difficile. La fotodegradazione della plastica può produrre inquinamento da PCB.
Il galleggiamento di tali particelle, che apparentemente assomigliano a zooplancton, inganna le meduse che se ne cibano, causandone l'introduzione nella catena alimentare. In alcuni campioni di acqua marina presi nel 2001 il rapporto tra la quantità di plastica e quella dello zooplancton, la vita animale dominante dell'area, era superiore a sei contro uno.


Altri articoli sul tema:
La grande isola di plastica del Pacifico
The Trash Vortex

domenica, marzo 17, 2013

Una gita fuori porta a Copenhagen

Zucchero oggi ha fatto una gita fuori porta a Copenhagen. È partita stamane alle 6 e ora sta tornando.
Sapete, io sul baccalà sono un po' esigente. Per cui, se non me lo compra fresco da un mercato scandinavo io mica lo mangio.

giovedì, marzo 14, 2013

Papa Francesco.... o vescovo Francesco?

Ovviamente non so nulla della sua storia passata. Ho visto però che circolano anche voci un po' critiche. Ma certo che uno che si presenta scegliendo per la prima volta il nome di una delle figure più rivoluzionarie della storia della chiesa e che nel suo discorso d'investimento non usa mai la parola "papa", né per se stesso e né per il suo predecessore, lascia immaginare almeno tre cose.
Sensibilità verso i poveri e la povertà, voglia di cambiamento e predisposizione al dialogo con le altre confessioni autocollocandosi ad un livello meno divino dei suoi predecessori. Staremo a vedere se l'impressione sarà confermata.

martedì, marzo 12, 2013

Stefano Bollani da Augias:

Chi mi conosce sa che nutro una passione per Corrado Augias. Quella che nutro per Stefano Bollani è invece una sconfinata ammirazione. Ne ho parlato brevemente anche qui.
Bene, ieri sulla sezione de "Le Storie" (la trasmissione quotidiana di Augias) del sito della RAI, ho trovato questa chicca di puntata con Stefano Bollani come ospite che presenta il suo ultimo libro: Parliamo di Musica.
Ovviamente mi trovo d'accordo con tutta la linea esposta da Bollani nella puntata. Specialmente quando parla dell'ingessamento di alcuni aspetti rituali dei concerti classici. Li vivo e li osservo regolarmente nella mia orchestra. Ma comunque notate le parole che usa Augias per presentare Bollani. Be', io tempo fa dissi a Zucchero quasi esattamente le stesse parole: provo per lui una grandissima invidia. Ma per motivi diversi da quelli espressi da Augias.

lunedì, marzo 11, 2013

Milano, Servillo e Timi

È stata una piacevole intredima meneghina cominciata con la visione di "Viva la libertà".

Un capolavoro! - mi è venuto da dire a pelle subito dopo la proiezione. Servillo è un vero e proprio gigante. Il suo sorriso dopo il bacio mi ha ricordato quello di De Niro nella scena finale di "C'era una volta in America". Molto indovinata secondo me anche la scelta de "La forza del destino" come motivo conduttore. La pellicola fa riflettere, fa ridere e suscita molte emozioni. Diverse scene mi hanno causato il groppone. E più di una volta durante la proiezione ho avuto l'impressione di trovarmi di fronte a un pezzo d'arte tipicamente italiano. Impressione condivisa dalla nostra amica menegino-abbruzzese. Meriterebbe sicuramente un riconoscimento internazionale. In ogni caso spero che riusciremo a portarlo ad uno dei prossimi cineforum di Volare.

La parte culturale del viaggio è poi proseguita la sera con la visione del "Don Giovanni" di Filippo Timi. La rilettura moderna di Da Ponte si apre con un Don Giovanni che fuma, si buca e poi cade stremato su di un materasso a forma di croce. Il protagonista non è solo Don Giovani ma anche altri personaggi hanno una loro storia da raccontare. E queste altre storie riescono a emozionare, credo volutamente, più dello stesso protagonista. Come, ad esempio, la drammatica infanzia di Donna Anna e il toccante monologo di Zerlina. Divertenti il rapporto sado-maso tra Donna Anna e Don Ottavio e quello romano-coatto-macellaresco tra Zerlina e Masetto.
Spettacolo sicuramente bello, interessante e che consiglierei di vedere. Devo confessare però che mi sarei aspettato di vivere emozioni un po' più forti. Ma forse ciò è dovuto alle aspettative che mi ero costruito e forse anche all'idea di base dell'opera.

Per il resto abbiamo chiacchierato, mangiato e passeggiato.

giovedì, marzo 07, 2013

Totò raccontato da Goffredo Fofi

Di recente ho ascoltato la puntata di wikiradio del 15/2: TOTÒ raccontato da Goffredo Fofi. È molto interessante ed ho scoperto varie cose che non conoscevo. Come ad esempio il fatto che il nostro più grande comico abbia imparato a recitare in questi eventi spontanei che si tenevano nei vicoli di Napoli probabilmente da secoli e che sono forse un po' correlati con le cosiddette periodiche. Secondo Fofi tali manifestazioni di teatro di strada affonderebbero le radici addirittura nel mondo greco-romano. Date queste premesse non stupisce il fatto che Totò prendesse le sceneggiature cinematografiche un po' come traccie su cui sviluppare le sue improvvisazioni.
Ricercando un po' in rete ho anche trovato la citazione sottostante di Umberto Eco che trovo molto significativa e che purtroppo da qualche anno sto sperimentando sulla mia pelle.

In this globalized universe where it seems that everybody's watching the same movies and eating the same food, there are still abysmal and overwhelming fractures separating one culture from another. How can two peoples, one of which unknowing of Totò, truly understand each other?
—Umberto Eco, Ma che capirà il cinese?[ "L'espresso", 45 (LIII), 15 November 2007


mercoledì, marzo 06, 2013

M5S e microchip: come distinguere la realtà dalle leggende metropolitane?

Oggi ho letto la seguente citazione di Simone Angioni:

"E intanto a Ballarò Paolo Bernini, deputato del M5S, dà credito a scie chimiche, microchip nel cervello e complotti globali. Questa era la mia vera paura. Che i grillini potessero portare novità e cambiamento mi poteva andare anche bene, ma ora abbiamo in parlamento un buon numero di persone convinte della concretezza delle principali teorie complottiste. Per dirla fuori dai denti: persone che non distinguono la realtà dalle leggende metropolitane che girano in rete. Ok, bene, forse si farà la legge sul conflitto di interessi, nel frattempo proporranno leggi sul divieto dei codici a barre, metteranno al bando le scie di condensazione degli aerei e già che ci siamo vietiamo anche l'incontrollato e molesto pascolo abusivo degli gnomi."

Questa frase mi ha colpito: "Non distinguere la realtà dalle leggende metropolitane che girano in rete". Credo proprio che sia uno dei mali della nostra era - ho pensato immediatamente. Ne vedo  così tante di queste leggende metropolitane condivise quotidianamente come fossero rivelazioni epocali. Se questo è il risultato della tanto sbandierata democrazia digitale forse a quel punto non sarebbe lecito auspicare un sano ed ingenuo analfabetismo informatico?
Ma poi mi sono chiesto: se eliminiamo "che girano in rete" dalla frase citata, che cosa cambia? Quali sono le implicazioni? 
"Perché, tu ancora credi che la cura per il cancro non esiste!? Sta nei cassetti delle case farmaceutiche che ce la nascondono per continuare a far soldi!" È a quando sono bambino che sento ripetere frasi simili. E a quei tempi la rete non esisteva neppure nei film di fantascienza.

Quindi quello che ci dovremmo chiedere forse è come distinguere la realtà dalle leggende metropolitane? E soprattutto, come insegnarlo nelle scuole in modo da evitare che futuri deputati siano così (per mantenermi sul tono eufemistico) sprovveduti? 

Ovviamente non conosco le risposte. Un piccolo passo per cominciare però potrebbe essere quello di leggersi queste 10 domande per distinguere la scienza reale da quella fasulla e cercare di usarle come filtro prima di condividere qualsiasi rivelazione. Generalizzandole un po' penso che si possano applicare anche a contesti più generali. 


Consiglio anche la lettura di "Il deputato grillino Bernini e gli inesistenti microchip impiantati sotto la pelle". Articolo in cui Paolo Pascucci approfondisce e sviluppa molto bene il tema fornendo anche altri suggerimenti per distinguere realtà e leggende metropolitane.

martedì, marzo 05, 2013

Morte viventi?

Interessanti le osservazioni di Giovanna Cosenza sull'articolo "Le “morte viventi” delle pubblicità sui giornali".

"Le immagini sono infatti dominate dal rigor mortis di alcune bellissime (?) quanto immobili, rigide e spente zombies di sesso femminile." - scrive Giovanna Cosenza commentando alcune immagini pubblicitarie.

Forse è anche per questo che persino quando ero preda dei furori adolescenziali le discussioni sulla bellona televisiva del momento non mi hanno mai appassionato?
Boh, in realtà si parla di tempi e contesti mediatici diversi...

lunedì, marzo 04, 2013

Convinzioni intime

Ho notato che quando uno vorrebbe essere convinto di un'idea ma intimamente (e a volte inconsapevolmente) non lo è, spesso spende un'enorme energia nel cercare di convincere gli altri. Il che non implica necessariamente il viceversa.
Però forse quando si spende un'enorme energia nel cercare di convincere gli altri di una certa tesi si ha il terrore che l'antitesi possa far crollare un nostro mondo.

venerdì, marzo 01, 2013

Napolitano e Steinbrück

Credo che Napolitano abbia fatto molto bene a non incontrare Steinbrück.
Io mi vergognai e criticai aspramente Berlusconi quando fu protagonista di quella penosa e imbarazzante scena al parlamento europeo. Allo stesso modo critico Steinbrück adesso. Sia perché proviene da un'area politica vicina alle mie posizioni, da cui ti aspetteresti una maggiore attenzione verso la diplomazia, la comunicazione e il linguaggio; sia perché, criticando con tali espressioni il risultato di un'elezione, Steinbrück ha trattato da cretini decine di milioni di italiani. Il che è molto inopportuno da parte del candidato alla guida di un paese straniero. Io Grillo non l'ho votato perché non mi piace il suo modo di fare e trovo assurdi e miopi alcune dei punti del suo programma, però capisco che alcune delle cose che propone possano apparire allettanti e, in ogni caso, chi l'ha votato merita rispetto. Oltre a Steinbrück poi mi devo pure stare a sentire le analisi di raffinati italopolitologi tedeschi che dopo aver letto mezza paginetta di qualche quotidiano scandalistico sanno tutto meglio di te: chi è Grillo, chi sono i grillini e perché sono stati votati. Per poi rimanere a bocca aperta non appena gli poni qualche domanda che scavi un po' sotto la superficie  Ti verrebbe un po' da rispondergli usando il linguaggio del pagliaccio. Ma poi uno si ricorda che quel linguaggio appartiene ad altri e si trattiene.
Persino Petra Reski, che di solito non è tenerissima nei confronti dell'Italia, si è espressa in termini abbastanza critici nell'articolo Am deutschen Wesen soll die Welt genesen ("Attraverso il carattere tedesco dovrebbe guarirsi il mondo intero" - oppure - "Al carattere tedesco dovrebbe adeguarsi il mondo intero" - detto tedesco della prima metà del XX secolo)

Libra sintesi e traduzione del finale:
"L'europarlamentare nonché esperto di politica estera Alexander Graf Lambsdorff ha commentato le elezioni italiane con le seguenti parole: “Risulta difficile, scorgere della saggezza in questi risultati.”Sì, la saggezza, la saggezza! Al diavolo la saggezza! Ovviamente la si trova solo nelle teste tedesche. Già, i Tedeschi lo sapevano benissimo come avrebbero dovuto votare gli Italiani. Solo che nessuno glielo ha chiesto."
Altro articolo interessante in materia è quello di Pierluigi Mennitti su Lettera43Il voto italiano boccia l'austerity

Qualche stralcio:

"Qualcuno ci ha provato, anche in Germania, a commentare l'esito del voto italiano sfuggendo al cliché tanto abusato, eppure ancora in voga, di fissare l'immagine di un Paese irresponsabile, senza orientamento e intontito dagli incantesimi berlusconiani. E se la maggioranza dei quotidiani tedeschi non sembra ancora aver prodotto quello sforzo di indagine e di fantasia che un voto complesso come quello del 24 e 25 febbraio richiederebbe, qua e là sono comparsi alcuni tentativi di scendere sotto la superficie, di capire quel che di nuovo è accaduto e di spiegarlo ai lettori. ...
Piccole perle in un mare di luoghi comuni, che bisogna andare a ricercare come cacciatori di tartufi e che non a caso provengono da autori che, per origini familiari, per professione o per scelta di vita, hanno il privilegio di conoscere a fondo l'anima italiana e di saperla confrontare con competenza alla mentalità tedesca....
IL VIZIO DEL CONSIGLIO NON VOLUTO. Sul cortocircuito Italia-Germania che corre lungo i fili elettrici delle opinioni pubbliche, dei media e dei partiti politici, si è soffermata Petra Reski, autrice di numerosi saggi sulla mafia nei due Paesi, in un'intervista sulla Tageszeitung.
«La politica berlinese ha giocato un ruolo di spauracchio nella campagna elettorale italiana», ha spiegato la giornalista, «e tutti, da Berlusconi fino alla sinistra, hanno provato a esorcizzare il pericolo tedesco». Certo, le dure riforme intraprese sono conseguenza di 30 anni di cattiva politica italiana, più che della volontà di Berlino, ma i tedeschi hanno fatto di tutto per rientrare nel ruolo di spauracchio: «Da Guido Westerwelle ad Angela Merkel fino a Martin Schulz, nessuno è riuscito a trattenersi dal fornire consigli non del tutto disinteressati».
L'OSSESSIONE PER BERLUSCONI. Reski ha fornito un quadro molto preciso del cortocircuito fra politici, opinione pubblica e media troppo dipendenti dalla politica, che rende difficile la comprensione reciproca tra due Paesi storicamente legati da un ingarbugliato rapporto di odio-amore e geograficamente neppure troppo lontani: «Non è sempre facile dedurre quel che pensano gli italiani, se ci si affida solo ai servizi dei media tradizionali: un cortocircuito cui sono soggetti anche molti corrispondenti tedeschi».
Berlusconi ha sfruttato il risentimento anti-tedesco. Gli italiani non amano essere derisi all'estero e i sorrisi di Merkel e Nicolas Sarkozy nella famosa conferenza stampa al Consiglio d'Europa dell'ottobre 2011 sono stati un errore: «Ma sulla stampa tedesca predomina una fissazione per Berlusconi», ha concluso Reski, «mentre viene ignorata una grande parte della realtà italiana. Anche in questo caso, un quarto degli italiani non ha votato né la sinistra né Berlusconi, ma il M5s, salvando in qualche modo la reputazione del Paese».

Altre interessanti considerazioni del giornalista:

Questa volta l’ha combinata grossa Peer Steinbrück. Nel tabellone delle gaffe diplomatiche, si può dire che Italia e Germania siano ora 1 a 1. E speriamo che nessuno rimetta la palla al centro. La dichiarazione sui «due clown che hanno vinto in Italia» può fare quasi il paio con quella del «kapò» che Berlusconi indirizzò a Martin Schulz in occasione della presentazione del semestre europeo di presidenza italiano a Strasburgo, nel 2003. Sono passati dieci anni e si può dire che i tedeschi abbiano scoperto anche fra le loro fila uno capace di parlare a ruota libera senza valutare le conseguenze di quel che dice. Difficile che Steinbrück ci regali anche un paio di corna in una foto ufficiale, ma non si sa mai: il personaggio è imprevedibile....Ma per descrivere appieno quel che è accaduto ieri, bisognerebbe introdurre in tedesco il neologismo del tafazzismo.... 

Il resto sull'articolo su La carica dei Tafazzen