giovedì, novembre 24, 2011

Menù del giorno: Pesto-Nudeln Carbonara?

Oggi Zucchero ha dato uno sguardo al menù del giorno della mensa e ha trovato:

Pesto-Nudeln Carbonara mit Schinken und Champignons garniert

Che tradotto sarebbe più o meno:

Pasta al pesto alla carbonara con prosciutto e funghi

Nonostante la decennale abitudine alla creatività teutonica in fatto di gastronomia pseudo-italiana siamo rimasti entrambi basiti. E immediatamente si innescato un dibattito famigliare: ma forse sono in realtà due piatti diversi?
Per trovare evidenze a favore di una o dell'altra ipotesi sono andato a cercare sulla grande G. A giudicare dai risultati che ho trovato potrebbe anche trattarsi di un piatto unico.
Purtroppo la consorte si è poi accorta che quello che stava leggendo non era il menù di oggi bensì quello della prossima settimana. Quindi per dirimere l'ardua quistione dovremo aspettare la settimana prossima.

Nel frattempo si accettano scommesse. Il palato dei nostri futuri padroni si spingerà a tanto? Oppure c'è ancora speranza e si tratta di due piatti distinti?

mercoledì, novembre 23, 2011

Napolitano e la cittadinanza ai bambini nati e cresciuti in Italia

‎"Mi auguro che in Parlamento si possa affrontare anche la questione della cittadinanza ai bambini nati in Italia da immigrati stranieri. Negarla è un'autentica follia, un'assurdità. I bambini hanno questa aspirazione", ha detto Napolitano al Quirinale.

Ancora una volta mi trovo in totale accordo con Napolitano. Se continueremo a gestire male l'immigrazione saremo destinati al declino totale. E quello della cittadinanza è uno dei temi fondamentali.

Ecco le attuali norme per l'acquisto e perdita della cittadinanza italiana. Come potete vedere attualmente la legge italiana propende molto di più verso lo ius sanguinis piuttosto che verso lo ius soli. (Pagina di approfondimento del ministero dell'interno sullo ius sanguinis e ius soli).

In particolare l'invito di Napolitano si riferisce a questo punto:

La cittadinanza italiana si può acquisire su domanda, per esser nati in Italia (da genitori non cittadini italiani) e avervi risieduto ininterrottamente fino al compimento della maggiore età.

Sostanzialmente il bambino nato e cresciuto in Italia, che ha frequentato scuole italiane e che nella maggior parte dei casi si sente italiano, per prendere la cittadinanza deve aspettare di aver compiuto 18 anni e rischia di non ottenerla solo per il fatto di aver trascorso una vacanza estiva nel paese di origine dei genitori. Di casi ce ne sono molti. Con una ricerca veloce ho trovato questo caso ad esempio.
Quindi ci troviamo nella situazione paradossale in cui invece, a causa di quest'altro punto:

La cittadinanza italiana si può acquisire se l'antenato italiano nato prima del 17 marzo 1861 (proclamazione del Regno d'Italia) deve essere morto dopo tale data ed essere morto in possesso della cittadinanza italiana

un australiano di quinta generazione, nato e cresciuto in Australia può ottenere la cittadinanza perché vanta antenati italiani.
Qui ci sono delle informazioni sull’acquisto della nazionalità in altri paesi. Addirittura la Germania, che da sempre ha applicato lo ius sanguinis più puro, si è accorta che negare la cittadinanza a immigrati di terza generazione per concederla invece ai discendenti dei coloni emigrati in Russia nel '700 non era il modo migliore per gestire l'immigrazione nel XXI secolo. Così dopo la riforma di Schröder i bambini nati a partire dal 2000 sul territorio tedesco da genitori non tedeschi acquisiscono la nazionalità se almeno uno dei due genitori ha il permesso di soggiorno permanente da almeno tre anni ed è residente in Germania da almeno 8 anni.

Visto che si cita sempre il diritto romano come fonte d'ispirazione, forse anche in questo caso ci dovremmo ispirare un po' di più a quelle norme.

Concludo con un invito all'ascolto della trasmissione radiofonica di Radio Tre, Tutta la città ne parla, che in questo momento sta trattando il tema con varie testimonianze. Le puntate si possono anche riascoltare come podcast.

martedì, novembre 22, 2011

Le lezioni di Eratocle: il teorema di Pitagora (prima parte)


Purtroppo l'intervista che avevo programmato per questo nuovo racconto è saltata. Per quale motivo? Il  motivo è che l'ultimo sistema operativo rilasciato da Mῆλον conteneva un baco che ha fatto bloccare tutti gli adePhone 5. Tutti i centralini di Mῆλον sono intasati e circola già qualche voce di possibile bancarotta e di sostituzione del consiglio di amministrazione con un consiglio tecnico. Ma questa è un'altra storia.
Tornando all'intervista, alla fine ho pensato che l'unica possibilità per salvare il pezzo sarebbe stata quella di impegnarmi in una catàbasi: la leggendaria discesa (non in campo ma bensì) nell'Ade. E così, come fece il mio collega Orfeo molti anni or sono, mi sono recato a Cuma, sono disceso nell'Ade ed ho convinto Cerbero a cedermi una copia della biografia di Pitagora; quella che il giovane pitagorico Fulivao scrisse basandosi sulle memorie narrategli dal maestro pochi giorni prima della sua dipartita verso i Campi Elisi.
Convincere Cerbero non è stato facile. Il guardiano/centralinista ha ceduto solo dopo una serie di acquisti che mi ha ridotto quasi sul lastrico. Mi ha inoltre fatto firmare la postilla secondo cui avrei dovuto mantenere il libro dietro alle spalle per tutto il percorso di ritorno al mondo dei vivi: senza mai voltarmi a guardarlo; pena la pietrificazione istantanea. Non contento, il perfido cane tricefalo ha anche immediatamente mobilitato i suoi fratelli Idra, Ortro e Chimera disseminando il percorso di insidie e trabocchetti per farmi infrangere il patto. Ma io ho resistito, anche se le agghiaccianti urla di Idra a pochi metri dietro le mie spalle stavano per farmi voltare; e ora sono qui a leggervi la storia delle lezioni di Eratocle. L'unico problema è che da quando sono tornato dall'Ade sento una strana pesantezza su tutto il corpo. Per cui mi risulta poco agevole sfogliare le pagine. Quindi tra la lettura di una pagina e l'altra potrebbe trascorrere qualche giorno. Cominciamo con la prima pagina.


Quella mattina Eratocle si era svegliato molto presto, aveva mangiato e quindi si era messo a girovagare per le stanze senza uno scopo preciso. Poi aveva deciso di avviarsi lentamente verso la scuola. Quando giunse sulla porta d'ingresso vide che il cortile era semideserto. Diede uno sguardo all'ombra che lo gnomone proiettava sulla superficie sferica dell'orologio solare e si accorse che era ancora presto. La cosa non gli dispiacque: avrebbe avuto più tempo per controllare che tutto fosse predisposto per la lezione. Come si aspettava, l'aula era vuota. Cominciò a disporre stili, tavolette cerate e figure geometriche di legno. Quello era tutto il materiale che gli sarebbe servito per la prima lezione. La lezione in cui venivano fornite le basi aritmetiche e geometriche dei pitagorici. Le lezioni successive le avrebbero usate per esplorare le molteplici manifestazioni dei numeri: nella musica, nel moto degli astri, nell'universo. Era la prima volta che ad Eratocle veniva affidato il compito di impartire un ciclo di lezioni a un giovane matematico. Eurito era stato appena giudicato idoneo per il passaggio dal ruolo di acusmatico a quello di matematico e quel ciclo gli sarebbe servito per apprendere la versione più recondita delle conoscenze dei pitagorici: quella a cui si accede solo dopo essere stati iniziati ed aver compreso la profondità del concetto di dimostrazione; quella necessaria per poter accedere alle lezioni del maestro e comprenderle.
Le lezioni erano individuali e segrete in quanto in esse veniva esplorato e disvelato tutto il sapere dai pitagorici. Anche quello potenzialmente pericoloso che veniva custodito con la massima cautela. Eratocle era cosciente dell'importanza del suo ruolo. Ne sentiva la responsabilità e subiva la pesantezza di quel gravoso fardello. Proprio per questo voleva dare il meglio di sé e aveva speso giorni per prepararsi nel modo che riteneva più appropriato.
Eurito bussò alla porta ed entrò.
 - Accomodati pure - gli disse Eratocle. Dopo aver simulato per qualche istante un'impegnata lettura, il samio continuò: - Eurito, penso che tu sia consapevole dell'importanza di queste lezioni e di quanto esse siano fondamentali per acquisire le basi necessarie al tuo nuovo ruolo di matematico. Solo attraverso esse potrai arrivare ad incarnare tale ruolo in tutta la sua appagante interezza.
- Sì maestro, ne comprendo appieno l'importanza - rispose il giovane annuendo.
Sentirsi chiamare maestro lo metteva sempre di buon umore. Soprattutto quando a farlo era un matematico. - Per cominciare dovremo affrontare gli aspetti fondamentali del nostro pensiero - riprese Eratocle. - Partiremo dalla geometria e dall'aritmetica. E in particolare dalla prima importante nozione geometrica acquisita dal maestro: il teorema di Pitagora.
- Sì, la formula che il maestro apprese dai sacerdoti di Tebe - rispose Eurito.
- Ecco, finora quella per te è stata una formula - replicò Eratocle con un sorriso di commiserazione - ma da oggi essa diventerà un teorema. E vedendo come da semplice formula la trasformeremo in teorema comincerai anche ad appropriarti del concetto di dimostrazione. Quel concetto che Pitagora imparò a Mileto dal grande Talete e che applicò a quella formula elevandola così, primo tra tutti gli uomini, al rango di teorema. Quello che tutti avevano usato in precedenza per scopi pratici egli lo dimostrò. Svelando in tal modo l'intima natura di una così profonda correlazione universale che sussisteva sia tra le figure geometriche sia tra i numeri.
- Sarà un onore e una gioia per me apprendere cotanta sapienza - rispose Eurito con un'intonazione altisonante. Il giovane non mentiva. Nei sui occhi ampli e illuminati Eratocle lesse l'impazienza e l'entusiasmo del giovane assetato di sapere; ma ciò che lo gratificò ancora di più fu l'ammirazione per il maestro che traspariva dallo sguardo del giovane.

...continua...

venerdì, novembre 18, 2011

Il mio pensiero sul governo Monti espresso in estrema sintesi su FB




    • Luciano Coluccia devo dire che con Monti mi sono definitivamente reso conto che non solo la destra era indecente, ma a sinistra non abbiamo nesusno di così credibile (il mio giudizio va oltre se farà cose giuste o meno) mi riferisco allo spessore, alla serietà, al rigore insomma alla sostanza
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    • Dioniso Dionisi Sì, è lo stesso atteggiamento mio. Giudicherò su quello che faranno. E spero, spero molto nell'efficacia e nell'equità delle loro misure. E questo dovrebbero sperarlo tutti. Forse non tutti si rendono conto del significato che avrebbe una bancarotta dell'Italia.
      In ogni caso sono molto contento che non ci sia più quell'accolita di puttanieri.

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mercoledì, novembre 16, 2011

Bollani alla BCE

È una settimana di concerti questa. Martedì abbiamo assistito al secondo concerto di jazzisti italiani in tre giorni. Stavolta un po' più lontano: addirittura alla Alte Oper di Francforte per un evento organizzato dalla BCE (Banca Centrale Europea)!! È lì che alle Giornate della cultura della BCE, quest'anno dedicate all'Italia, abbiamo ascoltato il concerto di Stefano Bollani.
Bollani è da tempo un mio mito. Come musicista lo conoscevo già da tempo, ma poi con Il Dottor Djembe ho scoperto anche le sue grandi qualità di conduttore, comico, imitatore e istrione. Penso che la sua musicalità ed il suo orecchio siano prodigiosi. Lo si capisce anche da come riesce a cogliere immediatamente accenti e inflessioni e a riprodurli magistralmente. Per chi se le fosse perse consiglio sia le puntate del Dottor Djembe sia quelle di Sostiene Bollani.

Dopo aver rotto il ghiaccio con un primo pezzo lento ed un secondo un po' sperimentale, Bollani comincia a giocare con il pubblico. E il gioco va in crescendo: gioca con la musica, con le parole, con le diverse lingue (italiano, inglese, francese e tedesco); fino alla fine in cui per il bis chiede al pubblico una lista di autori e canzoni. Nelle risposte a volte imita gli accenti di chi parla. Zucchero gli propone Carosone e lui lo includerà. Bollani invece rifiuta la mia provocazione di Duccio Vernacoli con un sorriso. Un tedesco del pubblico propone una cosa che suona come "I said again" ma che nessuno capisce. Bollani interloquisce scherzando e poi trasformerà "I said again" nel tormentone della sua improvvisazione.
Alla fine ha improvvisato magistralmente e con molta ironia mescolando temi come Profondo Rosso, Norwegian Wood, malafemmena, Bob Dylan, Carosone, Peppino di Capri che si tramuta in Paolo Conte ...
Ecco l'improvvisazione finale per intiero:

Ah, come nota a margine: Zucchero e io, prima che entrasse Bollani, parlavamo come al solito italiano a voce sufficientemente alta (il tono del tanto-gli-altri-non-ci-capiscono) e tra le altre cose ci lamentavamo delle signore della prima fila che sembrava avessero il ballo di S. Vito. Poi ci siamo accorti che le signore erano italiane e guardando un po' meglio abbiamo visto che il signore seduto lì vicino era Bini Smaghi. Per farla breve davanti a noi c'erano i vertici italiani della BCE e le signore che criticavamo appartenevano a quel gruppo.
Non ho ancora chiesto a Zucchero, ma penso che quello di Rava e Petrella abbia già perso il primato.

lunedì, novembre 14, 2011

Rava e Petrella

Domenica 13 novembre siamo stati alla Alte Feuerwache di Mannheim per il concerto di Enrico Rava e Gianluca Petrella.
Di Rava si sa già molto: è uno dei jazzisti italiani più noti. Non penso si possa dire la stessa cosa per Petrella. Quasi sconosciuto al grande pubblico, il trombonista barese (e già il fatto che suoni il mio strumento, qualcuno mi dirà, mi fa essere forse un po' di parte) ha delle doti tecniche ed improvvisative prodigiose. Attualmente è considerato uno dei migliori trombonisti Jazz al mondo.

Petrella inizia suonando in una postura piuttosto rattrappita. Poi si distende. La mimica segue molto l'andamento della sua musica. Gioca molto anche con gli effetti timbrici producendoli con due diverse sordine, rivolgendo la campana in diverse direzioni, usando le labbra in modo quasi percussivo, ma anche attraverso un uso magistrale del microfono.
Esempio d'improvvisazione a due con Rava. Intervista.
Acrobazie petrelliane

Zucchero ha detto che è stato il concerto Jazz più divertente a cui abbia mai assistito.
Di certo è il trombonista più bravo che io abbia mai sentito dal vivo.

Grande evento! Il primo Carnevale della Matematica organizzato da me: il #43


Superando timori, indugi e tentennamenti mi son fatto coraggio e per la prima volta ho deciso di ospitare un Carnevale della Matematica. E così, quella che è stata definita la "salsa germanico-novembrina", l'edizione numero 43 del Carnevale della Matematica, la sto ospitando io ma non sul Blogghetto. Bensí sul mio nuovo blog Pitagora e dintorni. Il tema dell'edizione è Da dove proviene la matematica?

Ovviamente ho anche contribuito:

E per ultimo il mio contributo in tre parti dal Blogghetto, in cui è Pitagora stesso a leggerci un capitolo della sua biografia. Il capitolo ci mostra come i pitagorici approfondirono la relazione tra musica e numeri e come la visione proto-cognitivista di Ippaso venne repressa dalla visione pitagorica (o platonica come qualcuno un po' impropriamente dice oggi) di Pitagora stesso:
Dove Pitagora, Ippaso e Teano approfondiscono la relazione tra musica e numeri (primaseconda e terza parte)


Concludo ricordandovi che la prossima edizione, quella del 14 dicembre 2011, sarà ospitata da Popinga. Il tema facoltativo sarà "Storia e storie della matematica"

sabato, novembre 12, 2011

Mettiamo il Tricolore alle finestre: Berlusconi si è dimesso!

Aderisco all'iniziativa di Libertà e Giustizia: Il tricolore alla finestra quando B. si dimette.
"Appena saranno ufficiali le dimissioni di Berlusconi, esponiamo alla finestra la bandiera italiana (o in mancanza, un panno). Sarà il segno del nostro attaccamento per la Costituzione, che ha resistito al più violento attacco mai subito da quando i nostri Padri ce l’hanno affidata. Viva l’Italia! – Viva la Democrazia! – Viva la Costituzione! Passiamo parola."
Oltre che alla finestra espongo il tricolore anche sul mio blog.

Zenone e le dimissioni di Berlusconi

Le dimissioni di Berlusconi sono impossibili. In quanto prima di arrivare a Tdb dovremo passare per Tdb/2 e prima ancora per  Tdb/4 e prima per Tdb/8  .... e prima ancora per Tdb/2n e  e prima ancora per ...

giovedì, novembre 10, 2011

Le Grand Macabre ovvero le avventure di Spermando e Clitoria

Si narra che dopo aver visto l'anti-opera di Mauricio Kagel, e cioè il balletto per non-ballerini Staatstheater, György Ligeti giunse alla conclusione che non sarebbe più stato possibile scrivere anti-opere.

Sono all'impasse! - pensò quindi il compositore. - Come uscirne?

Dopo approfonditi studi di logica matematica egli decise che l'unica via d'uscita sarebbe stata la doppia negazione e scrisse così un'anti-anti-opera: Le Grand Macabre.
Evidentemente Ligeti non si era limitato allo studio della logica classica ed era quindi consapevole che nella logica musicale, come in altre logiche, la doppia negazione non coincide con l'affermazione. A distinguerla c'è l'ironia postmodernista che include sbeffeggiandole sia l'affermazione sia la negazione. Di sicuro l'ascolto della versione in tedesco (notare il Dies Irae) non vi lascerà dubbi sulla diversità della doppia negazione.
Una degli aspetti interessanti di quest'opera è anche il fatto che il libretto, scritto originariamente in tedesco, è stato pensato dall'autore per essere facilmente adattato ad altre lingue. Sinora ci sono state esecuzioni in inglese,francese, italiano, svedese e ungherese.






martedì, novembre 08, 2011

Torino: Eataly e altre impressioni

Eh già, mi trovo un po' indietro con questi racconti di viaggi. Ma dato che mi mancano ancora due giorni di racconti per concludere il nostro viaggio in Norvegia di giungo del 2009 (Ma lo concluderò. Ah se lo concluderò!) non è poi così scandaloso che racconto il viaggio a Torino più di un mese dopo.
E dopo questa breve autoassoluzione, andiamo a cominciar.


Lunedì 3 ottobre


Circa un mese fa, durante il nostro viaggio a Torino, abbiamo mangiato da Eataly.
Tempo fa avevo letto un articolo che ne parlava. Il fondatore di Eataly è Oscar Farinetti e la sua idea di base dovrebbe essere quella di contemperare la qualità di prodotti, prevalentemente di piccole realtà locali, con prezzi più accetabili rispetto a quelli delle gioiellerie gastronomie che di solito commerciano quei prodotti.
L'idea mi è piaciuta molto: cercare di rendere la qualità gastronomica un po' più accessibile anche a strati sociali diversi. Se poi l'idea funzioni non lo so.
Comunque alla fine abbiamo mangiato bene, speso poco e il ragazzo che ci serviva è stato molto gentile. Ci ha anche fatto provare una porzioncina di carne cruda piemontese fuori busta. Non sapevo neppure che fosse una tradizione gastronomica locale. A esser sincero però non mi ha esaltato.
Dopo il pasto ci siamo riforniti di varie specialità gastronomiche nell'annesso supermercato.

A Torino abbiamo visto e fatto molte altre cose interessanti, e complessivamente la città ci è piaciuta molto: storia, architettura, gastronomia, atmosfera: tutto.

Napoli?
No, mercato di ...
Torino.
Nel giro di pochi giorni ho visitato i due edifici di due diversi continenti che si contendono il titolo di più alto edificio in muratura del mondo. La Mole e il City Hall di Filadelfia.
Interno della Mole (museo del cinema).
Balòn.
Ne avevo sentito parlare nel bellissimo romanzo di Fruttero e Lucentini: La donna della domenica.
Museo egizio (inetressantissimo anche per le mie ricerche pitagoriche)
Alba
Casa del grande Lagrange (che alla nascita si chiamava Giuseppe Lodovico Lagrangia).
Quartiere liberty.

sabato, novembre 05, 2011

Elea (Velia)

Venerdì 2 settembre 2011

Due mesi fa, calpestando il suolo che calpestò Zenone, fui protagonista di un singolare fenomeno:
per quanto mi affannassi a camminare più veloce di Zucchero ...
... non riuscivo mai a raggiungerla.

giovedì, novembre 03, 2011

La megliocrazia di Gramellini

Alcuni stralci da La megliocrazia di Massimo Gramellini

Mai come in queste drammatiche ore ci sentiamo di dar ragione all’economista Luigi Zingales quando dice che l’Italia è una peggiocrazia, il governo dei peggiori. La prevalenza del cretino, o comunque del mediocre, raggiunge la sua apoteosi in quella caricatura di democrazia che è diventata la nostra democrazia. Oggi qualsiasi persona di buonsenso, di destra o di sinistra, riconosce che questa politica svilita dai clown e dalle caste dovrebbe affidarsi ai seri e ai competenti. Figure alla Mario Monti, per intenderci. E ce ne sono tante. Ma qualsiasi persona di buonsenso sa anche che, se i Mario Monti si presentassero alle elezioni, le perderebbero. Perché non sono istrionici né seducenti. Verrebbero surclassati da chi conosce l’arte della promessa facile e dello slogan accattivante, in quanto una parte non piccola degli elettori è così immatura da privilegiare i peggiori: per ignoranza, corruzione, menefreghismo. 

E su questa parte mi trovo in totale accordo. Coincide esattamente con quanto sostengo da molto tempo: attualmente abbiamo una classe politica dirigente che esprime il peggio del paese.
Poi c'è la parte successiva che è molto provocatoria.

Dirò una cosa aristocratica solo in apparenza. Neppure le sacrosante primarie bastano a garantire la selezione dei migliori. Per realizzare una democrazia compiuta occorre avere il coraggio di rimettere in discussione il diritto di voto. Non posso guidare un aeroplano appellandomi al principio di uguaglianza: devo prima superare un esame di volo. Perché quindi il voto, attività non meno affascinante e pericolosa, dovrebbe essere sottratta a un esame preventivo di educazione civica e di conoscenza minima della Costituzione? E adesso lapidatemi pure.

martedì, novembre 01, 2011

Flussi e riflussi del mediasocialismo

Amici che convinci ad aprirsi una casella di posta elettronica; e poi un blog; e dopo anni loro ti convincono a crearti un profilo su feisbuc. Chi esce dai blog perché sono vecchiume e cerca di farti entrare in Twitter. Chi si autodistrugge su feisbuc con riti esorcizzanti per poi rientrare sotto nuove spoglie. Gente che legge senza commentare e che commenta senza leggere. Fenomeni di buloanorressia da commento.
Vanno, vengono; ogni tanto si fermano. E quando si fermano...