mercoledì, dicembre 23, 2009

Salvatore: aggiornamenti

Sono un po' strani i contatti che si instaurano attraverso la rete e i mezzi virtuali vari. Con il mio Salvatore, prima del contatto telefonico, avevo solo quello elettronico e vivevo questa esperienza in una dimensione più spirituale ed idealizzata. Il contatto telefonico ha invece restituito al tutto la dimensione molto più prosaica che ha la realtà. Forse a gennaio ci incontreremo e devo confessare che temo un po' l'incontro.

martedì, dicembre 22, 2009

Un percorso storico tra Numeri e Geometria - Parte 16: il basso medioevo in Europa: Gerberto di Aurillac, Logica e Filosofia scolastica

Dicevamo quindi che dal secolo VIII fino alla fine del Medioevo i matematici più importanti scrivevano in arabo e vivevano nel mondo afro-asiatico di cultura islamica, mentre a metà del secolo XV i matematici più eminenti scrivevano in latino e vivevano nell'Europa cristiana.

È facile immaginare che questo passaggio di testimone non avvene improvvisamente.

Il periodo più buio per la Matematica europea furono i primi secoli dell'Alto medioevo.
Abbiamo infatti già visto che tra il VII e l'VIII secolo in Europa si poteva sentire soltanto il graffiare della penna del Venerabile Beda (672 - 735) che non viene certo citato per la rilevanza dei suoi lavori quanto piuttosto per l'unicità della sua voce tra le sabbie di un deserto culturale.

Qualcosa cominciò a muoversi di nuovo verso l'anno mille, all'inizio cioè di quello che viene definito il Basso Medioevo.

Gerberto di Aurillac (940 circa - 1003), primo papa francese, che prese il nome di Silvestro II, fu forse il primo ad insegnare l'uso delle cifre indo-arabiche nell'Europa cristiana. Sistema di numerazione che Gerberto aveva probabilmente appreso durante il suo soggiorno giovanile a Barcellona, soggiorno in cui dovette sicuramente avere dei contatti con la cultura moresca. Le cifre in uso nella Spagna dei Mori erano quelle arabe di forma occidentale:



Furono quindi questo tipo di cifre a diffondersi in Europa. A questo proposito ricordo che durante il nostro viaggio in Giordania rimasi molto sorpreso dal fatto che le loro cifre fossero diverse dalle nostre: ma come! - mi dicevo - Sin da bambini abbiamo appreso che le nostre cifre sono arabe e quelle che usano qui sono diverse?!
La spiegazione risiede proprio nelle varie forme (occidentale, orientale, ecc.) in cui le cifre arabe si sono diffuse.



Per quanto riguarda il periodo di Gerberto si può aggiungere che l’Europa non era ancora pronta a sviluppi nel campo matematico. Per molti secoli l’atteggiamento dei cristiani non era stato diverso da quello dei musulmani ai tempi della conquista dell'Egitto (639 d.C.): la ricerca scientifica era diventata superflua in quanto tutte le risposte si sarebbero dovute trovare nei testi sacri.

Inizialmente i pochi progressi, piuttosto che nel campo della Matematica, avvennero soprattutto nell'ambito della Logica, i cui aspetti matematici non erano ancor molto approfonditi. Fu solo nella seconda metà del XIX secolo che la logica tornerà a studiare gli aspetti formali del linguaggio e a essere trattata con metodi naturalistici. Si arrivò così allo sviluppo della Logica matematica.
La Logica venne sviluppata soprattutto nell’ambito della Filosofia scolastica. Tra i vari aspetti della Logica esplorati dai filosofi scolastici ci fu anche la Logica modale. Disciplina con la quale anch'io nella mia vita ho avuto un incontro ravvicinato. Per la mia tesi di laurea tentai di dimostrare il teorema di completezza per la logica modale intuizionista (dovrei dire per la precisione il teorema di completezza per un certo sistema assiomatico ed una certa semantica della logica modale intuizionista ).
Riuscii però a dimostrare solo il teorema di correttezza e qualche altro risultato. Spesi molti mesi nel tentativo di dimostrare anche il teorema di completezza. Quando stavo per arrendermi il mio relatore mi disse: se non riesci a dimostrare tale teorema dovresti riuscire a dimostrare la negazione dello stesso. In realtà non è proprio così. Infatti per i teoremi di incompletezza di Gödel esistono verità non dimostrabili. Inoltre per il teorema di indecidibilità esistono proposizioni per cui non è possibile dimostrare né la loro affermazione e né la loro negazione. Ma questo lo vedremo tra diverse puntate. Nella prossima puntata parleremo invece di Anselmo d'Aosta e Guglielmo di Ockham.

Indice della serie

lunedì, dicembre 14, 2009

Carnevale della Matematica #20

Oggi è il 14 dicembre. Non può quindi mancare l'appuntamento con il Carnevale della Matematica. L'edizione è la numero 20.
Stavolta ad ospitarlo è il blog Matem@ticaMente.




Come al solito ci sono moltissimi articoli interessanti.
Il mio umile contributo viene introdotto in questo modo:

6. Dioniso del Blogghetto ci invia Un percorso storico tra Numeri e Geometria - Parte 13: i matematici islamici, l'Algebra e il ritorno di Pitagora con cui continua il suo certosino percorso di ricerca storica tra Numeri e Geometria. La parte 13 è dedicata ai matematici islamici che introdussero un nuovo approccio rivoluzionario; un approccio algebrico che si spostava dalla concezione greco - platonica della matematica, essenzialmente geometrica,...ma andate a leggere!


venerdì, dicembre 11, 2009

Norvegia 9: Ålesund

Giovedì 4 giugno

Dopo l'approdo e una bella doccia partiamo quindi per la visita di Ålesund: la città dello Jugendstil.

Come avevo detto nel racconto precedente, nella storia di Ålesund c’è un evento che stravolgerà e rivoluzionerà il futuro della città: un incendio che distrusse completamente Ålesund.
La città: venne interamente ricostruita secondo i canoni estetici dello Jugendstil. Vivendo noi in un quartiere quasi interamente Jugendstil ci sentiamo un po' a casa.

L'evento catastrofico alla fine trasformò quello che era uno dei centri più importanti per la pesca dell'aringa in uno dei centri turistici più importanti della Norvegia.

Considerando il numero di case di Ålesund immagino che sia la città con maggiore concentrazione di Jugendstil/Liberty/Art Nouveau al mondo
















































































Gli architetti norvegesi, che con il tempo rimpiazzarono gli architetti tedeschi, cercarono di elaborare una loro interpretazione nazionale dello Jugendstil inserendo elementi grafici vichinghi: come si può vedere nel capitello della fotografia.

















,

















Ålesund ospita uno dei porti pescherecci più importanti della Norvegia: ivi si producono tonnellate di baccalà e stoccafisso destinati quasi esclusivamente ai mercati italiano, spagnolo e portoghese.








Raggiungiamo la casa del farmacista che ospita lo Jugendstil senteret: una sorta di museo dello Jugendstil. Il palazzo ospita anche un bel caffè. Prendiamo una fetta di torta a testa e poi visitiamo il museo che si rivela molto interessante.




All'uscita del museo, che si trova sull'isola di Aspøy (il nostro albergo è sull'isola di Nørvøya, la più estesa), passiamo per una panetteria dove compriamo dei panini con gamberetti e salmone,









un maritozzo sostanzialmente identico al rosinenbrötchen tedesco e un dolce consistente in due dischi di una sorta di pan di Spagna farciti con una crema simil-chantilly: è buono.





Per alleggerire la fatica della scalata decidiamo di consumare le cibarie solo dopo essere saliti sul belvedere del monte Aksla (480 gradini e 180 m slm)





Il mare di Ålesund sembra molto pulito. Esprime delle tonalità che danno sul verde. Dal monte Aksla si distinguono abbastanza bene le tre piccole isole su cui sorge la città.



Per cena decidiamo di andare al ristorante Sjøbua (questo è il loro sito).







Mangiamo capesante, aragoste e baccalà. Ci piace tutto. Il Sjøbua è quasi di fronte al nostro albergo, ma dato che si trova sull'altra isola, lo si può raggiungere solamente attraverso un lungo giro.

mercoledì, dicembre 09, 2009

martedì, dicembre 08, 2009

White Christmas in Padania



Tanto per rimanere in tema vi segnalo questo bellissimo e sintetico articolo di Alessandro Portelli:

White Christmas in Padania

Alcuni stralci:

E’ proprio vero che siamo un paese di poeti santi e navigatori. Solo in un paese di geni assoluti poteva essere concepita l’idea, scaturita dalla fervida immaginazione di un paese del bresciano, di lanciare di qui a Natale una campagna di pulizia etnica e chiamarla “White Christmas.” La trovo un’idea entusiasmante. In primo luogo, perché spazza via tutte le menzogne mielate di quando ci raccontavano che a Natale siamo tutti più buoni: prendere spunto dal Natale per diventare più cattivi, e farlo in nome delle nostre radici cristiane mi pare un’operazione liberatoria di verità assolutamente ammirevole. Altro che cultura laica. ....

Su un piano più leggero, trovo altrettanto geniale è proclamare che l’operazione si fa in nome dell’ incontaminata cultura lombarda e bresciana – e chiamarla con un nome inglese, per di più orecchiato da una canzone e un film americano. Non si potrebbe trovare un modo migliore per prendere in giro tutta la mitologia lombarda delle radici e della purezza culturale. Non è solo una bella presa in giro di quelli che mettono nomi lumbard sui cartelli all’ingresso dei paesi. Ma è anche un modo per ricordarci che non esiste cultura più paesana, più subalterna e più provinciale di quella che finge un cosmopolitismo d’accatto. ....

E poi, “Christmas” invece di Natale: e hanno ragione, il nostro tradizionale Natale è sempre più sovrastato dall’americano Christmas, lasciamo perdere il misticismo e corriamo a fare shopping.
Aveva proprio ragione la mia amica appalachiana che diceva, “noi poveri di montagna non sognavamo un bianco Natale. Se nevicava, era più che altro un incubo.” Io non so che Natale sognino i senza documenti del bresciano, dopo questo bell’esempio di cristianesimo. La cosa che immagino è che, cacciati dal villaggio, gli stranieri sbattuti fuori di casa andranno a dormire in una stalla e faranno nascere i loro clandestini bambini in qualche mangiatoia.


venerdì, dicembre 04, 2009

Black Italians

Nelle ultime settimane, durante le mie attività sportive ascoltavo le puntate della trasmissione Black Italians di Igiaba Scego.

Ho trovato tutte le puntate molto interessanti e consiglierei a tutti di ascoltarle. Purtroppo gli mp3 non si trovano più sul sito di radio tre. Un paio si possono recuperare da qui.
Da qui invece potrete ascoltarle.

In particolare mi sono piaciute la prima puntata:

Associazione mamme afroitaliani/e

"cosa vuol dire avere un figlio nero o misto nell'Italia di oggi? E cosa vuol dire essere un genitore bianco di un figlio nero o misto nell'Italia di oggi?"


e questa:

Leone Jacovacci

"Il sociologo Mauro Valeri racconta la storia di Leone Jacovacci, il primo nero di Roma a vincere il titolo dei pesi medi nell'Italia fascista."

Anche questa puntata con Laura San Pedro è interessante. L'attrice nera/inglese/spagnola/nigeriana e anche un po' italiana ripete diverse volte quanto le dia fastidio sentirsi definire "di colore".

Qui troverete altre informazioni sul tema.

Ho trovato molto interessante anche questo articolo di Gian Antonio Stella: I fischi in campo a Balotelli e la colpa di sentirsi italiano.

Qualche estratto:

Ma certo, il ragazzo qualche volta rovescia la sua timidezza, che dicono alle qualità tecniche, in provocazioni da bullo. Come quando, dopo un gol alla Roma, andò a fare le linguacce ai tifosi giallorossi....

Troppo facile, però, dire che ha un caratteraccio. Dietro le sue intemperanze, le sue ribellioni, i suoi sfoghi, c’è qualcosa di più. ....

Ciò che non viene perdonato al giovane campione interista è di non essere uno dei tanti campioni di colore («vabbè, puzzano, ma se ci fanno vincere...») che arrivano, aiutano a conquistare gli scudetti o una medaglia olimpica e a fine carriera se ne tornano a casa. Balotelli è nero ma parla bresciano ed è italiano. Peggio, rivendica la sua identità italiana: «Sogno la maglia azzurra come l’ha sognata ogni bambino italiano». È questo che manda in corto circuito i razzisti. .....
Per loro, non esistono black italians. Gli immigrati vanno bene fintanto che restano invisibili, non camminano per strada, non danno fastidio e non hanno diritti. Sono buoni a nulla, non possono essere 'uno di noi'. Balotelli fa cadere il velo su queste spaventose contraddizioni». ....

E sempre lì si torna, all’urlo «non esistono italiani neri». Lo stesso lanciato contro Leone Jacovacci, il giovane e formidabile pugile figlio di un laziale e una congolese che, dopo essere cresciuto nel viterbese ed essersene andato dall’Italia per sottrarsi ai pregiudizi razziali guadagnando la fama sul ring col nome di Jack Walker, ebbe il fegato di sfidare il Duce nel 1928 tornando a Roma per strappare il titolo tricolore al campione in carica nazionale ed europeo Mario Bosisio. Una vicenda straordinaria, raccontata dallo storico Mauro Valeri nel libro «Nero di Roma» e conclusa da una progressiva emarginazione.....

«Ti accorgi che quei ragazzi di origine africana sono in realtà italianissimi quando li senti parlare con i compagni in dialetto veneto, romano, na poletano, piemontese...». Per loro forse, domani, sarà un po’ più facile. Forse. Ma se piglieranno qualche fischio in meno, all’uscita dagli spogliatoi, sarà perché molti se li sta prendendo oggi Balotelli. Il quale, decida o no Marcello Lippi di convocarlo, la sua maglia azzurra se l’è già conquistata. Con quell’amore verso un paese che qual che volta tanto amore non se lo merita affatto.

giovedì, dicembre 03, 2009

Cinema! Italia! seconda parte

Alla fine, sentito anche il commento di ziomassimo, ad Ex ho preferito la prova. Anche se una nostra amica ci ha detto che l'ha trovato molto divertente.

Il papà di Giovanna: a me è piaciuto abbastanza, a Zucchero meno, l'ha trovato un po' troppo costruito, freddo, "scientifico".



Trama e recensione

Giulia non esce la sera ci è piaciuto molto a tutti e due.



Trama e recensione

La ragazza del lago l'avevamo già visto ci era piaciuto molto e ci è piaciuto rivederlo al cinema. Certo non lo consiglierei a chi attraversa una fase non particolarmente felice, come l'amico che è venuto a vederlo con noi.



Trama e recensione

martedì, dicembre 01, 2009

Ipertrofia dell'ego

Penso che in un modo o nell'altro siamo in molti ad esserne un pochino affetti.