giovedì, ottobre 30, 2008

Carolina del Nord: fiera di stato ( N.C. State Fair)

Giovedì 16 ottobre

Mi incontro con Andrew all'uscita dall'ufficio. Ci hanno detto che nella zona della fiera c'è anche lo stadio che ospiterà la partita di football della locale NC State University.
Nonostante la scelta di Andrew di percorrere strade secondarie ci becchiamo lo stesso un po' di traffico.
Riusciamo comunque a parcheggiare tra i tifosi e percorriamo a piedi il chilometro circa che ci separa dalla fiera.

Il primo capannone è interessante.
È quello degli artigiani della Carolina del Nord che espongono le loro creazioni. Sono rappresentati i mestieri artigianali più disparati. Fabbri (blacksmiths), ceramisti, intarsiatori. C'era anche un tinsmith (artigiano che lavora lo stagno). Non so se come questo mestiere si traduca in italiano. Non so neppure se esista in Italia un tale mestiere.


C'è addirittura un liutaio.

Giostra animata.

Fantasmagoria di giostre.


Entriamo nel capannone degli allevatori.
Non avevo mai visto delle pecore così pulite.

Scrofa con maialini (sow with piglets).


La zucca medaglia d'oro: più di 300 Kg.

Il cocomero medaglia d'oro: più di 50 Kg.

Manzi da passeggio.

Il famoso e squisito Black Angus (in italiano).

Andrew che gioca con un pulcino.

La corsa dei maiali (Pig Racing!): si raccolgono le scommesse.

Pronti!? Viaaa!!!


Finale con fuochi.

martedì, ottobre 28, 2008

Crimea (Крим) 15: Cherson (Χερσόνησος, Херсонес)

Mercoledì 10 settembre

Oggi la neosposa si è preoccupata di procurarci un autista che ci accompagnasse a Sebastopoli.
Le avevamo chiesto se potevamo più semplicemente affittare un'automobile, ma la nostra amica si è opposta. Ci ha detto che non era proprio il caso.
Ho accettato il consiglio, ma dentro di me pensavo: ho guidato per mezza Cuba con mucche, carretti e passaggi al livello che attraversavano l'autostrada (autopista), possibile che avrei problemi a guidare in un paese europeo?

Mi sono dovuto ricredere. Purtroppo non sono riuscito a riprendere i momenti peggiori: ero troppo spaventato.
Lo stile di guida crimeo si potrebbe eufemisticamente definire criminale. È forse la prima volta in cui mi trovo a dover rimpiangere lo stile di guida romano.
In Crimea non esistono autostrade. Tutte le strade sono al massimo come le nostre peggiori statali.

La manovra peggiore è senz'altro il sorpasso. Nonostante le strade abbiano una sola corsia per senso di marcia, gli automobilisti si comportano molto spesso come se ne avessero due. Nella maggior parte dei casi il sorpasso viene effettuato anche se c'è un'automobile che proviene dalla direzione opposta. Si fa affidamento sul buon cuore dell'altro automobilista che si sposterà nella corsia di emergenza lasciando passare il sorpassante.
Il fatto interessante è che tutto queste manovre avvengono tra la più serafica tranquillità delle parti in causa. Solo noi tra i protagonisti della scena venivamo pervasi da un gelido vuoto allo stomaco e ci contraevamo nell'attesa del frontale colpo fatale.

Dopo questo rilassante viaggetto in auto di un paio d'ore raggiungiamo Cherson. Nella sua lunga storia Cherson ha impersonato molte identità: colonia greca, città romana, capitale della Crimea sotto l'impero bizantino, colonia genovese, città turca, città russa, città ucraina.

All'ingresso veniamo approcciati da un uomo magro con volto un po' scarno e probabilmente di un paio d'anni più giovane di noi.
Ci chiede in un inglese molto incerto - un miracolo comunque, viste le precedenti esperienze - se abbiamo bisogno di una guida.
Sembra un po' goffo ed impacciato nelle movenze. Ci suscita immediatamente una certa simpatia. Anche se mi prefiguro che sia uno sprovveduto che s'improvvisa guida archeologica, gli chiedo quanto vuole. Cento grivne (meno di 15€). Decidiamo di arruolarlo.

Da quello che ci racconta risulta evidente che non sia uno sprovveduto. A sorpresa ci svela invece di essere un archeologo con tanto di dottorato.
Quasi tutte le rovine di Cherson sono ricostruite a partire dal materiale originale, ma non questo contenitore che la guida ci dice essere dibattuto. Alcuni pensano che sia una fonte battesimale.

La vista sul Mar Nero

con scorci di rovine (anche se ricostruite) mi riporta alla mente scorci di Sicilia.

Pare che Cherson sia il luogo in cui Vladimir (Владимир) il Grande fu battezzato nel 988.

Vladimir il Grande era il principe della Rus' di Kiev che è considerata il più antico stato slavo orientale.
Dopo il suo battesimo decise democraticamente che tutti i suoi sudditi avrebbero dovuto imitarlo.
A questo evento si fa risalire la conversione al cristianesimo degli slavi orientali.

A memoria di tale evento venne eretta nel XIX sec. la Cattedrale di san Vladimir (terminata nel 1892) in stile bizantino.

Campana antinebbia.

In Crimea si possono osservare molti di questi alberi spontanei. Noto sin dal primo giorno che somigliano molto a degli olivi. Penso però che non possano essere degli olivi, viste le temperature invernali della penisola.
Chiedo delucidazioni a più di una persone e tutti mi raccontano la stessa storia. Sarebbero una specie locale di olivo selvatico, probabile discendente di tentate coltivazioni olivicole da parte dei primi coloni greci, acclimatatasi ai rigidi inverni locali.

Osservandoli più da vicino si scorgono addirittura delle olive.

Un'altra scoperta del nostro viaggio è che la famosa Tauride dell'Ifigenia in Tauride (Iφιγένεια ἡ ἐν Ταύροις 414 a.C.) non è altro che la Crimea.
Secondo la nostra guida questo sarebbe il tempio di Artemide in cui Ifigenia, divenuta sacerdotessa, si trovò a dover forzatamente svolgere il compito di eseguire il sacrificio rituale di ogni straniero che sbarcasse sull'isola.

Alla fine, visto il buon lavoro ed il livello di conoscenza, voglio lasciare una mancia alla nostra guida archeologica: invece delle concordate cento grivne (meno di 15€) cerco di dargliene 120 (meno di 18€). Si rifiuta categoricamente: vuole solo quelle concordate.

sabato, ottobre 25, 2008

La tregua - Primo Levi: seconda parte

Il personaggio che mi ha affascinato di più è stato senz'altro Cesare. Romano del Ghetto. Parla solo il romanesco della comunità ebraico-romana e si stupisce che nell'Europa orientale non lo capiscano, ma ha grandissime capacità nel commercio, affinate da una vita trascorsa a commerciare nei mercati della capitale.
Durante la tappa a Katowice, Cesare apprende qualche parola di polacco e comincia a girare il mercato della città sfamandosi di fragole con il trucco di passare da bancarella a bancarella, scegliendo la fragola più grossa, masticandola con aria da intenditore e ripetendo ogni volta: "nié ddobre", "non buona". Cesare però non si accontenta di questi semplice trucchetti ed avvia una serie di traffici di capi ottenuti attraverso baratti con i militari russi e rivenduti al mercato di Katowice. Bellissima è la scena in cui Cesare cerca di piazzare una camicia bucata e ne decanta le lodi con una "mimica di gran classe" ed un "eloquenza torrenziale", "apostrofando a tratti questo o quello del pubblico con nomignoli osceni che si inventava al momento". Il tutto sempre rigorosamente nel gergo del Ghetto. "Sventolava la camicia al sole tenendola ben stretta proprio nel punto in cui c'era il buco". "Si interruppe bruscamente, baciò la camicia con affetto, e poi, con voce risoluta e insieme commossa, come se gli piangesse il cuore a separarsene, - Tu panzone! - disse - quanto mi daresti pe 'sta cosciuletta?!". La scelta denotava anche le capacità psicologico-mercantili di Cesare. Dopo una teatrale e appassionante trattativa che suscita l'ilarità della folla dei polacchi, Cesare riesce infatti a rifilare la "cosciuletta" al "panzone" per 150 Zloty: 50 in più rispetto all'offerta iniziale.
In Russia invece il traffico di Cesare consiste nel baratto - sempre con soldati russi - di sigarette per carpe al limite della putrefazione. Cesare quindi ravviva e gonfia le carpe con un'iniezione di acqua e le baratta di nuovo con i contadini russi avendo la cura di cambiare zona ogni volta.
La tecnica delle iniezioni era stata affinata da una serie di esperimenti condotti con le vecchie siringhe dell'infermeria dove lavorava Levi.
Ho trovato però di un'umanità commovente il momento in cui Cesare, durante una delle sue spedizioni tra le case dei villaggi contadini russi, alla ricerca della vittima di turno, si imbatte invece in una vedova con diversi figli in condizioni disperate e comincia ad aiutarla in modo totalmente disinteressato, non parlandone però con nessuno per timore di mostrare questa sua debolezza.

"Giunsi a Torino il 19 di ottobre, dopo trentacinque giorni di viaggio" e dopo quasi dieci mesi dalla liberazione per mano dei Sovietici. "La casa era in piedi, i familiari vivi, nessuno mi aspettava. Ero gonfio, barbuto e lacero, e stentai a farmi riconoscere. Ritrovai gli amici pieni di vita, il calore della mensa sicura, la concretezza del lavoro quotidiano, la gioia liberatrice del raccontare."
"Ma solo dopo mesi svanì in me l'abitudine di camminare con lo sguardo fisso al suolo, come per cercarvi qualcosa da mangiare o da intascare presto e vendere per pane; e non ha cessato di visitarmi" ... "un sogno pieno di spavento.
È un sogno dentro un altro sogno, vario nei particolari, unico nella sostanza. Sono a tavola con la famiglia" ... o "in un ambiente placido e disteso; eppure provo un'angoscia sottile e profonda, la sensazione definitiva di una minaccia che incombe. E infatti al procedere del sogno" ... "tutto cade e si disfa intorno a me" ... "e l'angoscia si fa più intensa e precisa." ... Sono solo ora "al centro di un nulla grigio e torbido, ed ecco, io so che cosa questo significa, ed anche so di averlo sempre saputo: sono di nuovo in Lager, e nulla era vero all'infuori del Lager. Il resto era" ... "sogno."

giovedì, ottobre 23, 2008

Un'altro passo verso la germanizzazione: la patente

Dopo il mio lavoro, la mia tessera sanitaria, la mia residenza, la mia banca, la mia targa e il mio midollo,

anche la mia patente italiana

viene rimpiazzata da una tedesca.

Ora manca solo la cittadinanza.

mercoledì, ottobre 22, 2008

La tregua - Primo Levi: prima parte

Questa lettura mi ha veramente entusiasmato. I lettori di questo blog sanno che sono un appassionato di storie dei nonni. Con "La tregua" mi sono trovato a leggere qualcosa di simile al diario di mio nonno, ma scritto da qualcuno dotato di una capacità di osservazione e di descrizione e di un umorismo infinitamente più grandi. Inoltre le storie e le situazioni narrate sono molto più estreme ed avventurose.
Secondo me ci troviamo di fronte ad un capolavoro.

"La vita è bella" di Benigni si conclude con la scena del bambino imbarcato sul carro armato del soldato americano salvatore.

Il 27 gennaio 1945 non furono invece le truppe americane a liberare i prigionieri di ad Auschwitz, bensì l'Armata Rossa.
È facile cadere nell'errore di considerare la storia dei prigionieri finita con l'arrivo delle truppe liberatrici di turno: un bel finale cinematografico in cui tutti tornano a casa.
"La tregua" racconta invece la realtà ben più drammatica del viaggio verso la libertà dopo le tenebre di Auschwitz. Il ritorno alla "normalità" non è però immediato. Anzi all'inizio si ha l'impressione che il baratro si faccia ancora più profondo.

Oltre a vicende disumane occorse soprattutto durante il periodo di interregno tra l'abbandono del campo da parte dei Tedeschi e l'arrivo dei Russi, il libro narra anche molte situazioni appassionanti e spesso divertenti.
Dopo il passaggio dai Tedeschi ai Sovietici gli Häftlinge (prigionieri) sono un po' disorientati. Abituati alla maniacale e disumanizzata passione per le regole, dei tedeschi di Auschwitz, si ritrovano al polo opposto a dover gestire l'ossimoro dell'imprevedibile anarchia pseudoregolamentata dei Sovietici: disorganizzata e burocratizzata, ma dotata di una buona dose di umanità.

La storia è piena di personaggi particolari, italiani e appartenenti a civiltà sconosciute, furbi e teneri, approfittatori, temerari e ciarlatani; ma tutti vittime della stessa guerra.
I personaggi sono compagni di viaggio o incontri casuali avvenuti durante l'odissea che li porta da Auschwitz in Russia, Romania, Ungheria, Austria e infine in Italia.

In particolare mi sono rimaste impresse alcune vicende ed alcuni personaggi.
Fa rabbrividire la descrizione dell'infermeria del Lager dopo la fuga dei Tedeschi. Impressionante è anche la scena del treno in cui Levi si addormenta sul pavimento di legno di un vagone e la mattina si sveglia con uno strano senso di oppressione. Quando torna pienamente in se si accorge infine di essersi trasformato in un tassello del materasso umano sul quale si sono sdraiati altri due o tre strati di mosaici di corpi.

...continua...

mercoledì, ottobre 15, 2008

Atlanta

Sabato 11 ottobre

Atterro ad Atlanta verso le 13:30. Dopo esser passato attraverso l'immigrazione ed aver sbrigato le solite procedure sempre più farraginose (impronte delle dieci dita - mi chiedo se presto aggiungeranno anche quelle podali - e foto della retina) recupero il mio borsone dal nastro trasportatore e seguo le indicazioni per il centro della città.
Raggiungo un punto dell'aeroporto in cui mi si chiede di reimmettere il bagaglio in un nuovo nastro. Penso di aver sbagliato strada.
Invece no! Devo essere di nuovo controllato con i raggi e togliendomi le scarpe come all'imbarco.
Ogni anno trovo delle simpatiche novità.

Arrivo in albergo (nella foto) verso le 15 che per me sono le 21. La mattina sono partito alle 6:30. Sono stremato. Vorrei dormire, ma so che poi il mio corpo non si abituerà al diverso fuso orario.
Mi impongo quindi uno sforzo disumano ed esco.

Il centro di Atlanta non è molto grande. Pare che l'acquario sia uno dei più grandi del mondo.

Trovo questo divieto molto singolare.

I grattacieli svettano.

Un'altra delle attrazioni della città è il centro della CNN. Visitabile a pagamento. Me ne guardo bene.
Verso le 19 vado a cena. Scelgo un ristorante che mi pare decente. Prendo insalata (Cesar salad) e creme brulé. Si conferma la mia opinione sui ristoranti americani: se si sceglie oculatamente si può mangiare molto bene.
Per il giorno successivo vorrei visitare la tomba di Martin Luther King. Chiedo alla cameriera dove si trovi. Non ha idea. Cerca di procurarsi l'informazione, ma torna con delle indicazioni molto confuse. Alla fine decido di rinunciare.

Alle 20:30 sono già entrato nel mondo onirico.
Ovviamente mi sveglio all'alba.

Vicino all'acquario c'è una delle altre attrazioni della città: il quartier generale della Coca Cola. Anch'esso visitabile a pagamento.

Non può mancare il monumento a John Stith Pemberton (Knoxville, 8 luglio 1831 – 16 agosto 1888) inventore della formula della Coca Cola.

A poche centinaia di metri si trova il parco costruito il occasione dei giochi della XXVI Olimpiade dove non può mancare il monumento a Pierre de Coubertin.

Altro scorcio del parco.

A circa un chilometro si trova il Georgia State Capitol sede del governo della Georgia.

Dove svetta il monumento a John Brown Gordon.

Continuo a vagabondare e osservo diversi edifici con architetture interessanti.

La macchina dell'Hard Rock Cafe è anche a modo suo interessante.

Verso le 11 sono già in aeroporto per imbarcarmi alla volta della Carolina del Nord.
Noto questa particolare bancarella in cui effettuano - credo gratuitamente - iniezioni di vaccino antinfluenzale. Non ho chiesto se il servizio era limitato ai soli cittadini statunitensi.

Nella Carolina del Nord trovo un'ottimo clima. Sole e temperature tra i 20 e i 26-27 gradi che scendono un po' durante la notte.
Farei volentieri a meno dell'aria condizionata. Invece la cosa divertente è che devo portarmi una giacca da usare in ufficio e dentro la mensa per poi toglierla durante i piacevoli percorsi sotto il sole all'aria aperta.

martedì, ottobre 14, 2008

Crimea (Крим) 14: i tartari di crimea

Martedì 9 settembre

Dopo il giro mattutino della Yevpatoria periferica saliamo sul nostro piccolo autobus prenotato da Oli e Ingrid per il giro della steppa.

La steppa è proprio piatta e arida. Mi riporta alla mente le descrizioni della recente lettura de La tregua di Primo Levi.

Cerco di immaginare come possano apparire queste distese a gennaio con neve, temperature sotto i -30° e venti gelidi siberiani...
Oli e Ingrid ci regalano invece un'altra immagine più vivace e spensierata. Dicono che in primavera queste aride spianate si vestono dei più variopinti colori della stagione degli amori.

Dopo aver viaggiato per circa un'ora attraverso questo paesaggio, senza che l'occhio si accorga molto dello spostamento, visto che il paesaggio è sempre lo stesso, giungiamo in quello che secondo l'autista è il nostro villaggio. L'ora è un po' tarda e il mio stomaco sta già pregustando il sollazzo della cucina tartara.
Senonché ci accorgiamo che Oli comincia a discutere animatamente con l'autista. Capiamo che il motivo del contendere è il villaggio dove siamo arrivati.
Secondo Oli non è questa la meta concordata.
Tutta la discussione avviene in una divertente neolingua, miscuglio confuso di russo e tedesco in cui si sentono parole russe alternate a "jetzt gehst du zurück" ("ora torni indietro").

Alla fine Oli ha la meglio e torna indietro. Altra mezzora di steppa a tornare indietro e altra mezzora di nuova strada - che sembra sempre identica alla prima - per trovare la meta.

Finalmente troviamo il locale.
Qui forse è necessario un breve riassunto di ciò che è stato il XX sec per i Tartari di Crimea.
La lingua dei Tartari di Crimea non è il russo. Parlano come prima lingua la lingua tatara di Crimea appartenente al gruppo delle lingue turche.

Pare che la loro origine etnica derivi da un miscuglio tra i Ta-ta Mongoli di Genghis Khan, i rimanenti del vecchio impero bulgaro (Bulgari del Volga), popolazioni di lingua Ugro-Finnica, i rimanenti degli antichi coloni greci della Crimea e popolazioni del Caucaso.

Il popolo tataro di Crimea prese la sua forma definitiva durante l'epoca del khanato di Crimea. Lo stato dei Tatari di Crimea – il canato di Crimea – è esistito dal 1441 fino al 1783.
Durante la maggior parte della sua storia questo Stato dipendeva dall'Impero Ottomano oppure era con esso alleato.

Nel 1783 la Russia sconfisse l'Impero Ottomano e il khanato di Crimea fu annesso alla Russia.

Questo segnò l'inizio del «secolo nero» per i tartari. L'oppressione da parte dell'amministrazione russa causò l'esodo dei Tartari di Crimea nell'Impero Ottomano. I loro discendenti costituiscono ancora adesso la diaspora crimeana in Turchia, Bulgaria e Romania.
Il padre ottantenne di una mia ex-collega rumena fa parte di questa diaspora. Dall'idea che mi sono fatto di lui dai racconti dell mia ex-collega deve essere una persona con una storia molto interessante.

Tutti, sin dai banchi delle scuole elementari, abbiamo studiato la gloriosa Guerra di Crimeadel 1853.
Beh, per i Tartari quella sconfitta causò ulteriori esodi.

Nel 1944 furono infatti accusati Da Stalin di collaborazionismo coi nazisti e furono deportati in massa nelle regioni dell'Asia centrale e in altre parti dell'Unione Sovietica.

Il numero esatto dei Tatari di Crimea non è noto con esattezza ma varie stime lo indicano tra i 5 e i 6 milioni di individui.

Nel 1989 Michail Sergeevič Gorbačëv (Михаил Сергеевич Горбачёв) permise ai tartari di tornare nella madrepatria.
Oggi la penisola è abitata da circa 270 mila Tatari di Crimea.
L'esodo pero continua. Migliaia di nuovi arrivi sono registrati ogni anno. Da quello che ho capito avviene tutto ad un livello di semiclandestinita tollerato.

Spesso i nuovi arrivati trovano un pezzo di terra più o meno adatto e cominciano a costruirvi abitazioni che almeno inizialmente sono prive di ogni infrastruttura.
Il governo cerca di intervenire come può con le proprie limitate risorse.
Il risultato è che molti di questi villaggi vengono a trovarsi in condizioni igieniche piuttosto primitive.

L'interno del ristorante sembra decente.
Immagino quindi che siamo capitati in uno di quei villaggi in cui il governo è riuscito ad intervenire.

Devo subito ricredermi quando chiedo di poter usare il bagno.
Mi mandano nel retro del ristorante e mi trovo a dover attraversare una discarica a cielo aperto.
Il ripensamento è confermato quando entro nel bagno.
L'acqua corrente non è disponibile nel villaggio. Per farmi lavare le mani Oli deve versare un secchio di acqua in un cassoncino provvisto di rubinetto.

Al mio rientro trovo la prima portata che è un dolce fritto. Lasciamo il dolce per la fine e aspettiamo le altre portate.
Nel frattempo nugoli di mosche assalgono il dolce. Zucchero ed io siamo impegnatissimi nello scacciare le mosche. I nostri commensali non sembrano dar molto peso ai simpatici insetti.
Addirittura Oli ad un certo punto ci chiede: ma vi danno fastidio?
Io penso: e che vuoi che fastidio ci diano!? Ho appena visto nel retro che cosa hanno visitato prima di lanciarsi sul dolce!

Poi arrivano una specie di ravioli di pane ripieni di carne macinata.

L'immancabile zuppa di castrato.

La comitiva gradisce molto. Anche Zucchero ed io a dir la verità....

Altra frittura.

Peperoni.

Spiedini d'agnello.
Portate dopo portare. Alla fine non ce la facciamo più. Persino i nostri baldi giovani hanno raggiunto il limite.
Rimangono molti avanzi.
Arriva il conto. Calcoliamo e convertiamo: 7€ a persona. Siamo increduli. Decidiamo di lasciargli una mancia. Si rifiutano categoricamente di accettarla.
Penso che almeno con tutti gli avanzi intatti rimasti avranno la cena pronta per tutta la famiglia.
Invece prendono una scatola, impacchettano tutto e lo danno ai nostri giovani commensali che non sembrano molto dispiaciuti.

Alla fine i ristoratori ci salutano soddisfatti.

Foto di gruppo con scatola di avanzi.

Per concludere la giornata tartara torniamo al caffè tartaro





La sera durante una passeggiata per il lungo mare assistiamo a questa improbabile interpretazione crimea dal vivo dell'Italiano di Toto Cutugno.


Ulteriori informazioni sui tartari di Crimea:

The Stalinist Penal System: A Statistical History of Soviet Repression and Terror, 1930-1953

International Recognition of Crimean Tatar Deportation and Genocide

Esempio di musica tartara su YouTube