lunedì, febbraio 11, 2008

Rocco e i suoi Fratelli

Un'emozionantissima e lancinante tragedia di stampo ellenico che si consuma nel poliedrico e primordiale groviglio dei vincoli di sangue di una numerosa, compatta e soffocante famiglia lucana nella Milano della migrazione "terrona" del dopoguerra.

Un titanico scontro tra due diverse visioni del mondo: due ramificazioni che succhiano linfa dalle stesse radici, vincolate da un amore viscerale, malato e inconciliabile che le trascinerà entrambe nel vortice della disperazione. Una, pura, idealistica, arcaico-contadina, sarà travolta dall'ineluttabile genocidio pasoliniano; l'altra, protoconsumistica, cinica, violenta ed edonistica, si autodistruggerà seguendo l'inesorabile destino inscritto nei propri geni.
C'è una speranza? La sintesi? Le nuove generazioni?
Secondo il mio umile e profano parere Rocco e i suoi Fratelli è un capolavoro.

26 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao
Uhm! grazie per il consiglio!
Vorrà dire che fra qualche anno lo vedrò al cinema....
O è uno di quei film che si possono vedere anche in dvd?
Domani sera vado a vedere, dopo più di 3 anni che non metto piede al cinema causa pargoletti, caos calmo.
Sono proprio emozionato.
Peccato la mia dolce Crucca non venga con me!
A presto

Anonimo ha detto...

Ehm...pardon volevo scrivere Krucca con i nomi non ci prendo proprio mai.
Comunque riflettevo sul fatto che quando non fai qualcosa per tanto tempo, poi ti manca da morire. E se questa cosa è il cinema che a me piace tantissimo è ancora peggio.

Anonimo ha detto...

Ciao Dioniso,
non l'avevi mai visto? E' vero: un capolavoro. Secondo me non c'è genocidio pasoliniano. Visconti è un pò agli antipodi e infatti è impietoso e commovente con i poveri protagonisti del film, mentre Pasolini credeva nella poesia della borgata e dei suoi abitanti: non pensava al riscatto dei poveracci, ma credeva che quella condizione era non alienata, ma pura e innocente. Tutto il contrario in Rocco e i suoi Fratelli. Almeno secondo me. Se recuperi Così Ridevano di Gianni Amelio scommetto che ti piacerà: per molti versi riprende questa Tragedia Classica.
'Notte.

@gianlu:
dicci cosa pensi del film, noi avevamo intenzione di andare, ma ci piace sapere le opinioni altrui...

dioniso ha detto...

gianlu, il film è del 1960. Noi lo abbiamo visto in DVD.
Facci sapere di Caos calmo.

ubik, è la quarta volta che lo vedo. Lo avevo già visto: nella mia pubertà, adolescenza e quando ero ventenne.
Ogni volta mi ha provocato, anche se in modi diversi, vere e proprie tempeste di emozioni.
Quando ho citato il genocidio pasoliniano intendevo altro rispetto a quello che hai estrapolato tu.

Anonimo ha detto...

Dioniso, si immaginavoche non fosse recentissimo...;-))) quello che intendevo dire è che magari lo troverò in futuro in qualche rassegna estiva di film d'essai.
Ma comunque vada per il dvd.
Grazie

dioniso ha detto...

Ach so!

Conosci la popolarissima espressione?

Anonimo ha detto...

Ecco, un film di cui so quasi a memoria i dialoghi. :-)
(ma siamo parenti, Dionì?)
Eli

Anonimo ha detto...

Continuiamo così, facciamoci del male…ebbene si, devo confessare che non ho mai visto “Rocco e i suoi fratelli”. Ma sicuramente recupererò, tanto più dopo aver letto questo post. E’ un film che conosco, ne ho visto molti spezzoni, tante citazioni, ma non ho mai avuto il modo di vederlo per intero. Mentre ho visto l’altro film citato da ubik: “così ridevano”, che non ho apprezzato molto.

Venerdì prossimo, oltre all’attesissimo “caos calmo” già nelle sale, dovrebbe uscire anche il film di Virzì “tutta la vita davanti”. Curiosamente, per Virzì la parola VITA nei suoi film ricorre spesso, infatti dopo “la bella vita” del ’94, questo “tutta la vita davanti” e pare prossimamente “vita” dall’omonimo romanzo della Mazzucco. Quest’ultimo lavoro del regista livornese sulla realtà del lavoro precario nei call center fa il paio con il film-documentario di Ascanio Celestini “parole sante” sul call center Atesia di Roma (dove ho lavorato e fatto il delegato sindacale per cinque anni), anch’esso nelle sale in questi giorni. Dato che credo che valga la pena vederli tutti e tre, probabilmente il prossimo fine settimana mi chiuderò al cinema. Eventualmente vi farò sapere le mie considerazioni.

Anonimo ha detto...

@ZIOMASSIMO:
interessante la tua esperienza come delegato in Atesia. Ci racconti qualcosa?

Anche io sto aspettando Virzì che mi piace molto. Caterina va in città ad esempio è bellissimo.

@DIONISO:
ammazza la quarta volta! Scusa per il "genocidio", mi sa che allora non ho capito. Bòna giornata!

dioniso ha detto...

Eli, e chi lo sa? Magari sì. Sei romana? Da molte generazioni? Io sono sabino da molte generazioni, e si sa che in passato romani e sabine..... ;-)

Ziomassimo, come ti invidio. Noi chissà quando riusciremo a vederli.

ubik, sviluppo un po' più dettagliatamente la mia idea. Ovviamente la pellicola non può essere pasoliniana, visto che Visconti precede storicamente Pasolini. Quello che intendevo è che in alcuni dialoghi, quando si parla del possibile ritorno al paese, si scorge tra le righe (in particolare nel commento: pensi che ritroveresti la stessa realtà?) quello che in seguito Pasolini definirà il genocidio della cultura contadina (travolta dal prorompente consumismo).
Il modo di pensare di Rocco appartiene a pieno titolo a quella cultura pura ed innocente. E verrà infatti travolto.

Anonimo ha detto...

Adesso ho capito. Fratè, la stringatezza mi sa che non è roba per blog e commenti...
Baci e Abbracci (film di Virzì, l'hai mai visto? Molto molto bello)

dioniso ha detto...

No, mai visto purtroppo.

Anonimo ha detto...

Si certo
Un altra che mi piace tanto è Stimm so, danke (si scriverà cosi?)
Le conosco tutte queste espressioni da "the cat is under the table"....
Ma ora sto imparando tanto quando Krucca parla a crucchetta. Ma stando in Italia è veramente difficile.
@ziomassimo, anch'io vorrei sapere di più della storia del call center.

Anonimo ha detto...

Si certo
Un altra che mi piace tanto è Stimm so, danke (si scriverà cosi?)
Le conosco tutte queste espressioni da "the cat is under the table"....
Ma ora sto imparando tanto quando Krucca parla a crucchetta. Ma stando in Italia è veramente difficile.
@ziomassimo, anch'io vorrei sapere di più della storia del call center.

Anonimo ha detto...

Eccovi due parole su Caos Calmo, considerate che io non sono bravo come l'autore di questo blog a fare recensioni...inoltre in questo caso è molto difficile dire qualcosa senza raccontare la trama. Comunque... secondo me è un film da vedere ma non un capolavoro. Sono rimasto molto coinvolto dalla trama ma uscendo dal cinema ho avuto una tremenda sensazione di "incompletezza" come se mi aspettassi in ogni momento del film qualcosa che poi non è successo. Credo che il regista abbia giocato proprio su questo.
Belle le musiche e ottima fotografia di Roma e del litorale Romano. Anche se vivendo a Sud, non sono riuscito sempre a capire di quali quartieri si trattasse.
Bravo Moretti e la Golino.
Un po' inverosimile il personaggio della figlia (ma su questo come peraltro su tutto il resto sono disponibile ad un confronto...)
Secondo me del tutto fuori luogo i commenti della Cei sulla volgarità della scena erotica.
Buona visione !

dioniso ha detto...

gianlu, i commenti della Cei sono quasi sempre del tutto fuori luogo ;-)

Athaualpa ha detto...

ach so...

Anonimo ha detto...

Mi dispiace non sono d'accordo....
Sono d'accordissimo!
gut geschrieben!

Anonimo ha detto...

Basta con questi...germanismi, che comprendete solo voi! Ma come, gli inglesismi no e i "tedeschismi" si?
Un pò di rispetto per un asino come me ;-))

dioniso ha detto...

Va bene, allora al bando anche i germanismi... anche se suonano più simpatici rispetto agli anglicismi ;-)

Anonimo ha detto...

Per gianlu e ubik
che volevano sapere qualcosa della mia esperienza di delegato sindacale in Atesia:

La realtà dei call center per fortuna attualmente è risaputa e la conoscono un po’ tutti, all’epoca della mia attività (all’inizio del 2000) io mi ritrovai catapultato in questo girone infernale, trovando un contesto difficile da concepire. Immediatamente cercai un modo per cercare di fare qualcosa, per far valere tutti i diritti che venivano negati a quei 6000 consulenti telefonici (così venivamo chiamati). Dopo aver capito che il sindacato di base, voleva perseguire la politica del “tutto e subito”, rivendicando l’assunzione in blocco di tutti gli allora co.co.co., valutando tale condotta quanto meno inopportuna, trovai allora il pieno appoggio della CGIL che proprio in quel momento stava tentando un approccio nei confronti di queste nuove identità di lavoro, creando appunto il NIdiL. Introducemmo il sindacato, fino ad allora completamente assente (se non per qualche rara forma di auto organizzazione quasi clandestina), all’interno dell’azienda ed insieme ad altri undici temerari/e venimmo eletti in assemblea quali delegati sindacali, costituendo una delegazione unitaria, quattro persone per sigla confederale. Seguì una stagione di passione, anni intensi di lotte, confronti, grandi gioie ma pure profonde delusioni. Venni a contatto con centinaia di persone, giornalisti, cineasti, politici. Il nostro fare sindacato era quasi volontariato, in quanto non avevamo alcuna agevolazione e nessun tipo di rimborso o particolari permessi. Era una completa remissione anche perché dato che la condizione lavorativa era quella che noi chiamavamo un moderno cottimo imperfetto, noi potevamo lavorare ben poco, portando quindi a casa magri salari. Oltretutto a casa paradossalmente c’eravamo veramente poco, tanto eravamo presi ed impegnati.
C’è da dire che la maggior parte dei lavoratori era con noi, ci sosteneva e ci appoggiava, ma era presente anche una consistente fetta di persone che ci osteggiavano, talune volte in modo quasi violento e mettendo in dubbio addirittura la buonafede.
La vita mi ha poi portato altrove, lasciando una situazione purtroppo non troppo cambiata rispetto a quando ero arrivato, anche se qualche progresso e certe conquiste più o meno grandi sono innegabili e forse hanno fatto da apripista in vertenze simili. Di sicuro quello che ho provato in quel periodo, mi lascia la consapevolezza di essermi arricchito di una esperienza assolutamente incancellabile.

dioniso ha detto...

Molto interessante questa storia.

Anonimo ha detto...

@ziomassimo
forse sarò un po' superficiale ma
non credevo possibile che qualcuno riuscisse a mettere nella stessa frase la parola "sindacato" assieme a "volontario" "remissione" e soprattutto "unitario".
Hai tutta la mia stima e comprensione.

Anonimo ha detto...

Grazie ziomassimo. mi ricordo benissimo quando veniva definito come lavoro a cottimo. Sai che Ascanio Celestini gira l'Italia con un film documentario proprio sui Call Center e non vorrei sbagliarmi ma Atesia dovrebbe entrarci.

Anonimo ha detto...

ubik, il call center del film di Celestini è proprio Atesia (come dicevo qualche commento fa), anche se viene preso in considerazione un periodo posteriore alla mia frequentazione.

Anonimo ha detto...

@ dioniso:
Parla invece di laicità lo scrittore Sandro Veronesi (al cui libro omonimo si ispira il film): «il problema è nella laicità dello Stato. Un problema che viene dai laici non dalla Chiesa. Molti laici - aggiunge lo scrittore - non sanno neppure di esserlo. Questo il vero problema». Veronesi aggiunge: «Se devo dire la verità, mi ricordo che anche il romanzo "Caos calmo" fu attaccato dalla Cei, ma solo dopo aver vinto il premio Strega. Allora ci fu chi disse sui giornali che avevo messo quella scena per avere pubblicità». Il regista, Antonello Grimaldi, ricorda sbigottito: «Nel film c'era anche una bestemmia, allora perché non hanno notato quella?». Dichiarazione di Sandro Veronesi alla stampa presente a Berlino.

L’articolo scritto dal responsabile giovanile della CEI, don Anselmi, contro la scena di sesso nel film “Caos Calmo”, in altri tempi sarebbe stata una recensione cinematografica tra le tante. (Neanche tra le peggiori, tra l’altro: è scritta piuttosto bene). grazie al clima di petulante interventismo instaurato dalla Chiesa negli ultimi anni, basta una trascurabile goccia come questa per scatenare un putiferio. I media cercano con ansia, tra le pieghe più minute delle pubblicazioni cattoliche, negli atti di convegni periferici e noiosissimi con suore e preti, nuova legna da buttare sul fuoco delle battaglie neo-guelfe e vetgero-laici (ottocenteschi ovvio). Potendo, sarebbe di molto preferibile che gli appunti cinematografici di un sacerdote, ma pure le esternazioni non sempre solenni di un di vescovi sconosciuti a tutti tranne che ai cresimandi dell’anno in corso, tornassero a occuparre la pacifica e qusi amabile nicchia delle parrocchie e delle curie. Il prete che arrossisce di fronte alle scene di sesso fa parte del vecchio caro paesaggio italiano, come il suonatore di mandolino e il postetggiatore abusivo. Perchèdunque non ridimensionare certe dispute al rango (che è il loro) del bisticcio pittoresco, e non già dello scontro di civiltà? (Michele Serra 14 febbaio 2008)

Non sarà che fuori luogo sono i giornalisti sempre a caccia di notizie sui cattolici anche quando non ce ne sono?
io penso che i preti, essendo preti fanno il loro mestiere. Semmai sono i igornalisti che fanno altro e lo fanno pure male :-)