mercoledì, gennaio 30, 2008

Alicudi

Purtroppo o per fortuna siamo giunti all'ultimo dei racconti delle vacanze estive. Nel frattempo ieri sono venuto a sapere una pessima notizia che qualcuno stava cercando di darmi da qualche giorno prima di Natale. Una settimana fa io però avevo già ricevuto una notizia più fresca che (forse) neutralizza un po' la negatività della prima.
Meno male che non sono riusciti a contattarmi! Mi avrebbero rovinato le vacanze natalizie.
Mercoledì 12 settembre

Durante il percorso ci fermiamo per ammirare la Canna d'organo: un maestoso faraglione di 71 metri su cui nidificano i falchi pellegrini.
Sappiamo già che Alicudi è un'isola molto particolare, ma visitarla risulta comunque suggestivo.







Appare subito arida e aspra.












Le poche abitazione, bianche e arancioni, sono per lo più concentrate vicino al piccolo porto. Molte sono però anche distribuite lungo il fianco scosceso del dormiente vulcano ricoperto di grosse chiazze di fichi d'india e sono raggiungibili attraverso ripidi e stretti sentieri a gradini percorribili solo a piedi o con i muli. Le automobili sono bandite e la corrente elettrica è disponibile solo da pochi anni.
Man mano che si sale le abitazioni si diradano, ma proseguono comunque fino ai 600 metri abbondanti della vetta dell'isola.
Il capo dell'equipaggio ci informa che dei più di cento abitanti, diciassette sono tedeschi e chiaramente fanno parte proprio dei pochissimi temerari che popolano la vetta.
Cominciamo a percorrere uno degli stretti sentieri

imbattendoci ripetutamente nei muli che trasportano i bagagli.

Per soddisfare un mio bisogno fisiologico mi inoltro per una stradina laterale che si conclude di fronte al cancello di un'abitazione. Chiedo al proprietario se posso servirmi

del suo piccolo appezzamento

a terrazza. Mi dice di accomodarmi.

Quando sto per andarmene il signore mi chiede se abbiamo bisogno di un appartamento, mi fa visitare il suo e mi lascia il numero di telefono: vive a Barcellona (Sicilia).
Riprendiamo la salita e raggiungiamo una chiesa, al lato della quale si trova

un meraviglioso olivo saraceno con rami sinuosi e lunghissimi tanto da arcuarsi per richiedere il sostegno del terreno.
Riscendendo ci riforniamo di acqua e ci intratteniamo con il proprietario del negozio. Il signore si dice soddisfatto della sua scelta di non aver abbandonato l'isola. Non sente la mancanza di nulla nonostante le due ore di navigazione che separano l'isola da Lipari. Dice che sull'isola ci sono le scuole elementari e medie e tutti servizi indispensabili. Dice che il caldo quest'anno ha raggiunto livelli insopportabili e che poi è subito arrivato l'inverno. Inverno!? Ci chiediamo. Ma come!? Ci sono 26-27°!?
Torniamo al porto per reimbarcarci. La signora bergamasca è l'ultima nella coda per la passerella. Nel momento in cui dovrebbe salire ha un ripensamento e torna indietro. Qualcuno dell'equipaggio urla: signora, ha perso suo marito? Invece no! La signora voleva semplicemente scattare delle ultime fotografie lasciando una barca piena di passeggeri ad aspettare i suoi comodi.

La sera andiamo ad accomiatarci da Filippino. Lo facciamo prendendo degli

involtini di pesce spada,

un cous-cous di gamberetti e verdure,

dei tagliolini al pesce spada, gamberi e vongole, del pesce spada grigliato, caponata,

mousse al gianduia e tisana di agrumi.

mercoledì, gennaio 23, 2008

Facciamo finta che... Tutto va ben, Tutto va ben!

Facciamo finta che...
Tutto va ben, Tutto va ben
Facciamo finta che...
Tutto va ben

Che il cielo sia costantemente azzurro
Che il sole splenda sempre allegramente
Che tutto quanto sia sempre sereno
Ruscelli prati verdi... e arcobalenoooo

Facciamo finta che...
Tutto va ben, Tutto va ben
Facciamo finta che...
Tutto va ben

Che il povero sia in fondo un gran signore
Che il servo sia assai meglio del padroneeee
Che le persone anziane sian benone
Che i giovani abbian sempre... un'occasione

Facciamo finta che...
Tutto va ben, Tutto va ben
Facciamo finta che...
Tutto va ben

Tutto va ben
Tutto va ben
C'è la salute
Tutto va ben
Siam tutti amici
Tutto va ben
Siamo feliciii

(TUTTI IN CORO RIPETETE)

Facciamo finta che...
Tutto va ben, Tutto va ben
Facciamo finta che...
Tutto va beeeeen

venerdì, gennaio 18, 2008

Concerto AufTakt

Sabato 26 gennaio alle 19:30 si terrà il concerto della "Auftakt Orchester": l'orchestra in cui suono. Il concerto avrà luogo nella "Lutherkirche" di Heidelberg.

Il programma sarà:

Dmitrij Dmitrievič Šostakovič: Ovod - Suite op. 97a
Camille Saint-Saëns: Danse bacanal
Ferdinand David: Concerto in Si b Maggiore per Trombone e orchestra

Ovod è un film sovietico degli anni '50. Più noto in occidente con il titolo di "The Gadfly" (mosca cavallina). La colonna sonora fu scritta da Šostakovič e noi eseguiremo una suite di tali pezzi.
Parrebbe che il film Ovod, diretto da Alexander Faintsimmer e basato sull'omonimo romanzo, ebbe un grande successo nell'Unione Sovietica. È una storia ambientata nell’Italia della fine del XIX secolo. Sembrerebbe addirittura che i sovietici abbiano dato il nome Ovod ad un cratere di Venere.

Qui c'è il secondo e terzo movimento del Concerto in Si b Maggiore per Trombone e orchestra di David eseguito da una brava trombonista americana.

martedì, gennaio 15, 2008

Frau Stronzmann

Purtroppo nella vita ogni tanto si viene a contatto con materializzazioni subumane dello spirito della stronzaggine. Oggi ne abbiamo incontrata una.
Come auspicio per il 2008 vi auguro un'assenza di tali incontri.
La serata ci vedrà impegnati nelle ripulitura delle nostre tute coprofughe.

venerdì, gennaio 11, 2008

Filicudi

Mercoledì 12 settembre

Ci si imbarca la mattina a Canneto e si parte alla volta di Filicudi e Alicudi: le uniche isole che non abbiamo ancora visto.
Gli anziani signori bergamaschi con cane, che già conosciamo dalla gita a Stromboli, si seggono vicino a noi: lui legge Libero ed emana olezzi corporali non propriamente floreali, percepibili nonostante ci si trovi sul ponte, lei non trova pace ed è protagonista di un funambolico andirivieni sull'instabile ponte, con inginocchiamenti e coperture di vedute agli altri, il tutto per scattare centinaia di fotografie.
Dopo un'ora e mezza giungiamo alla Grotta del bue marino di Filicudi. I colori sono intensi e cristallini e variano dall'azzurro scuro al celestino. Siamo una decina a tuffarci per una breve nuotata. L'acqua è profonda una ventina di metri e sotto di noi un banco di pesciolini nuota incurante. Si riescono a scorgere vagamente i fondali: sembrano meravigliosi.
Risaliamo in barca. Una signora tedesca sui 45 sale prima di Zucchero e dopo aver salito qualche scalino la sentiamo lamentarsi e piagnucolare. Non sembra placarsi. Risaliamo anche noi e ci dicono che si è schiacciata un dito tra la scaletta e la barca provocandosi il distacco dell'unghia. Tornati ai nostri posti troviamo la signora bergamasca che diffonde ad alta voce tutti i dettagli dell'evento sostenendo che oltre all'unghia si sarebbe staccato anche "un pezzo di carne". La signora ripete i dettagli almeno una dozzina di volte.
Cambiando i piani a causa della signora ferita ci dirigiamo verso il centro abitato di Filicudi e sbarchiamo. Zucchero ed io ci incamminiamo verso Capo Graziano. Il percorso è ripido e stretto con scomodi gradini ricavati da pietre. Non è proprio adatto ai nostri sandali.
Riusciamo comunque a salire, ammirando le meravigliose coste. Il sentiero è pieno di asparagine.
Dopo circa mezzora raggiungiamo la piccola spianata sede dell'insediamento del periodo del bronzo (XVIII - XVI sec a.C.). Da lì vediamo anche il decollo dell'elicottero che trasporta la signora ferita verso la clinica universitaria di Catania.
Riscendiamo seguendo un altro percorso e ammirando altre vedute. Rimaniamo per un po' seduti sulla spiaggia di neri ciottoloni leggendo e gustando un gelato. Ci reimbarchiamo quindi alla volta di Alicudi.

lunedì, gennaio 07, 2008

La Mennulara

Un groviglio di fili che s'intrecciano lentamente fino a tessere in un crescendo finale una bella ed avvincente trama che si modella attorno ai lineamenti di una forte figura letteraria femminile.

martedì, gennaio 01, 2008

Fotoracconto delle vacanze natalizie

La mia vacanza è cominciata una settimana prima rispetto a quella di Zucchero. Ho trovato mia madre impegnata nella preparazione dei dolci natalizi. Conoscendo le mie inclinazioni gastronomiche, la genitrice mi ha prontamente coinvolto nella preparazione dei murzillitti.
Fortunatamente sono riuscito ad andare spesso a camminare per i boschi. Pratica necessaria a smaltire le continue abbuffate.

Non potevano mancare né la polenta con salsicce e costatini

né la pizza di Volpetti. A proposito di salsicce ho scoperto una cosa interessante. Tra le varie spezie utilizzate per condire la carne dei salumi pare che nel mio paese si usasse tradizionalmente anche il coriandolo. Lo avevo sempre considerato una spezia esotica, non avrei infatti mai potuto immaginare che il nome dialettale (a me noto) del coriandolo fosse "pitartoma".

Il 24 ho contribuito al cenone famigliare preparando la pasta con lo scorfano.

Il 25 Zucchero ha contribuito al pranzo preparando i cappelletti e le fettuccine.

Il 26 Zucchero ha offerto un pranzo da Bassetto - il ristorante del nostro banchetto nuziale - alle nostre famiglie.

Il 27, dopo una visita al Verano con casuale scoperta della tomba di Alberto Sordi, ho ricevuto il regalo di Zucchero: una serata teatrale: Le voci di dentro di Eduardo De Filippo al Teatro Argentina.
Il 28 io e Sugarpapà ci siamo incamminati salendo e riscendendo per un dislivello di più di 500 m: 2 ore in tutto. Zucchero e Sugarmammà hanno invece fritto le pizzelle: tipica ricetta ciociara natalizia.
Il 29 abbiamo riattraversato l'Alpe e siamo giunti alla nostra transalpina dimora dopo un viaggio di due giorni la cui prima tappa ci ha visto impegnati in un incontro ristoratore con i nostri amici Ubik ed Eva Kant all'insegna della fiorentina.

Murzillitti

I murzillitti sono un tipico dolce natalizio del mio paese natio. Immagino che la ricetta sia molto arcaica, visto che al posto dello zucchero e del burro prevede miele ed olio.

Ingredienti: (per 72 murzillitti)
1 kg di miele, 1 kg di noci tritate, 2 uova, 1 bicchiere di olio, 1 cucchiaino di cannella, un'abbondante macinata di pepe, 1/2 noce moscata, il succo di 2 arance, la buccia di 3 limoni e la quantità di farina raccolta dall'impasto (in questo caso 1,3 Kg).

Preparazione:
Mescolate tutti gli ingredienti







e ammassateli.



Spianate l'impasto riducendolo a sfoglie spesse circa 1 cm.

Ritagliate quindi delle forme dalla sfoglia.
La forma tradizionale è un rombo ottenuto con uno stampo di legno. Questi stampi venivano di solito intagliati dagli uomini, spesso pastori, che abbellivano la superficie intarsiandola.
Lo stampo che vedete in questa fotografia fu lasciato a mia madre da una sua vecchia vicina di casa. Ad intagliarlo era stato suo marito.

Infornateli quindi nel forno preriscaldato a 180° per 30/40 minuti circa

fino a quando non avranno assunto la tipica coloritura.